tag:blogger.com,1999:blog-85623836342123244222024-03-18T07:08:47.428-07:00Corsi e Laboratori di Scrittura Creativa.Corsi base e avanzati di tecnica narrativa e monotematici: fiaba, autobiografia, giallo. Come creare i personaggi, le ambientazioni, le trame, gli intrecci e gli equilibri narrativi. Dall'idea alla storia. Dal testo alla sua revisione. Servizio di editing per racconti/romanzi e tesi.Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.comBlogger28125tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-53624199186004155262024-03-18T07:07:00.000-07:002024-03-18T07:07:51.841-07:00Ventiduesimo incontro di scrittura creativa <p> </p><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt;">Anche «giocare con le parole» è un modo
per attivare la propria creatività.<br /></span><span style="font-size: 12.0pt;">Ad alcuni può risultare facile scrivere
testi autobiografici o storie di fantasia ma solamente quando sono «liberi» di
usare i vocaboli scelti appositamente, sentiti come giusti per quel tipo di
narrazione, per quel passaggio descrittivo.<br /> </span><span style="font-size: 12.0pt;">Una bella sfida, una delle tante che
fanno pare del corso di scrittura creativa dell’Unitre di Alessandria, è
scrivere una storia che contenga parole assegnate al momento dell’esercizio.<br /> </span><span style="font-size: 12.0pt;">Può sembrare facile, ma non lo è.<br /></span><span style="font-size: 12.0pt;">Nel racconto che segue parole
assegnate erano: rumore – tintinnio – cassa- ticchettante -malinconia – fradicio
– calma – uggiosa – frangia -<span style="mso-tab-count: 1;"> </span>sonno - impermeabili.</span></span></h2><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></h2><h2 style="text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Pioggia di guerra<br />A. P.<br /><span style="color: #4d5156;"> <br /></span><a name="_Hlk161666614"><span style="color: #4d5156;">rumore tintinnio cassa ticchettante malinconia fradicio calma uggiosa frangia sonno impermeabili<br /></span></a> <br /> <br /><div style="text-align: left;">Da stamattina ci perseguita il tempo gramo.
Partiti all'alba sui cassoni dei camion, una uggiosa atmosfera carica di
malinconia ci ha accolti giusto all'inizio della prima frangia di prealpi. Ci
siamo guardati con l'espressione di chi pensa: «Ecco, lo sapevo!». I sergenti,
volutamente ottimisti, hanno deciso che la marcia si sarebbe dovuta fare con
ogni tempo: «Non pioverà tutto il giorno! <b>Tutti giù</b>. È solo un po' di
umidità.»</div><div style="text-align: left;">«Ma poi si alza!» Aggiunge qualcuno.</div><div style="text-align: left;">«Calma, si alza cosa?»</div><div style="text-align: left;">«La nebbia!»</div><div style="text-align: left;">«Sicuro che sia nebbia?»</div><div style="text-align: left;">Stringiamo gli scarponi, indossiamo lo zaino;
per prudenza, chi ce l'ha, lo avvolge con il telo, i moschetti ci inumidiscono
già le mani. Il sentiero è appena bagnato, ancora piacevole, l'erba accarezza
le scarpe chiodate lasciando soltanto una traccia più scura.</div><div style="text-align: left;">Man mano che ci addentriamo nel bosco qualche
goccia ci sfiora la berretta e i capelli, ticchettante, è quasi un avvertimento
silenzioso. La luce tra gli alberi è poca, proseguiamo in fila indiana a passo
di marcia tra il primo del gruppo, che fa l'andatura e l'ultimo, il raccatta
ritardatari, indispensabile perché non se ne vada qualcuno. Il caporale, teso
come sempre, salta dall'uno all'altro, impermeabile alla fatica.</div><div style="text-align: left;">Un rumore di fronde si annuncia, il vento si fa
strada tra i rami, il tintinnio dell’acqua incomincia a ciangottare. Quando
usciamo all'aperto, verso la lunga parete di roccia a strapiombo sotto cui
dobbiamo passare, il velo della pioggia è continuo, la roccia è scura, viscida,
sgretolata e incombente.</div> <div style="text-align: left;">Non possiamo tornare indietro, il percorso
previsto è circolare, gli autocarri si stanno già dirigendo al punto stabilito
per raccoglierci alla fine della giornata. Non ci possiamo fermare perché la
marcia va fatta fino alla fine.</div><div style="text-align: left;">Andiamo avanti così per ore, come una carovana
di muli, una zampa dietro l'altra, cercando di non pestarci i piedi l'un
l'altro, coperti con le mantelle oliva di panno che riparano finché possono.</div><div style="text-align: left;">Una prima baita chiusa ci permette di ripararci
in piedi sotto uno stretto tetto di granito, giusto per respirare sotto il
bavero del tabarro. Il vento tagliente porta fin lì la pioggia dura, sferzante,
che toglie il respiro. Non ha ancora mai smesso di piovere forte in questo
percorso di addestramento. La divisa e le scarpe sono zuppe, pesanti, fumano di
sudore e puzzano, la cappa in cui inciampiamo tocca quasi terra. Una seconda
baita ci fa sperare nel paese verso cui siamo diretti. Il brontolio del tuono
si sente di continuo. Lampi e odore di temporale, quasi di zolfo. Curvi,
passiamo ancora attraverso una forra lunga e risaliamo sacramentando e
scivolando gli uni sugli altri.</div><div style="text-align: left;">«Via, via, veloci, pappe molli, <b>correre!</b>»</div><div style="text-align: left;">«L'uomo non è solubile in acqua!»</div><div style="text-align: left;">Ci manca solo la sferza.</div><div style="text-align: left;"> </div><div style="text-align: left;">Durante il viaggio di ritorno in caserma è il
sonno che ci assale, nel tiepido tepore di ventiquattro corpi addossati gli uni
agli altri in una cassa di metallo che si scuote tutta.</div><div style="text-align: left;">Stanotte si dorme ancora in pianura. Domani,
sulle montagne vere, vedremo il fronte.<span style="color: #4d5156;"> </span>Qualcuno ha detto che, lassù, le trincee sono piene di fango.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH7EoZ3rv_Yycedw2unUnKISov0pxqoTqOzso7REa6M0DRu9xNIx9x2myGS_ZpGoEElM3OEfYsy5Q8LKomRxgaJcFttxQSNKR3x2nVmyxp62053T1-W-N6GKoHM2HbG4526j2qM3OWfLQH9kuqwMNaxnc4vm8XBbTUhwJfix3nfqDqweSmKjpWP6ocBfI/s640/coffee-8595772_640.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="543" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH7EoZ3rv_Yycedw2unUnKISov0pxqoTqOzso7REa6M0DRu9xNIx9x2myGS_ZpGoEElM3OEfYsy5Q8LKomRxgaJcFttxQSNKR3x2nVmyxp62053T1-W-N6GKoHM2HbG4526j2qM3OWfLQH9kuqwMNaxnc4vm8XBbTUhwJfix3nfqDqweSmKjpWP6ocBfI/w544-h640/coffee-8595772_640.webp" width="544" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="color: #4d5156; font-family: "Google Sans"; mso-bidi-font-family: "Google Sans"; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Arial;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="color: #4d5156; font-family: "Google Sans"; mso-bidi-font-family: "Google Sans"; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Arial;"> </span></p><span style="font-family: helvetica; font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></span>
Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-44073609114015976442024-03-11T03:44:00.000-07:002024-03-11T03:47:22.476-07:00ventunesimo incontro di scrittura creativa <p> </p><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Tra i generi che chiedo ai partecipanti
del corso di scrittura creativa presso l'Unitre di Alessandria, di sperimentare, quello del flusso di coscienza è il più complesso per
tantissime ragioni.<br />La prima è certamente legata alle
difficoltà di scrivere i pensieri così come prendono forma nella nostra testa,
senza necessariamente darvi un senso logico, una ragione, una motivazione.<br />Per chi scrive, a quel punto, la
mancanza di un filo conduttore, una organizzazione, una trama e un equilibrio
narrativo, diventano «blocchi» difficili da superare.<br /> Chi scrive deve farlo immaginando di
trovarsi all’interno dei sui pensieri o all’interno dei pensieri del suo
protagonista.<br />Nel testo che segue potrete trovare questa
modalità narrativa.</span></span></h2><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;"><br /></span></span></h2><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></h2><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: "Architects Daughter"; font-size: 12pt; font-weight: normal;">Riflessioni oniriche.</span></div><span style="font-weight: normal;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: "Architects Daughter";"><span style="font-size: medium;">di C. N.</span></span></div></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></span></p>
<h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ho fatto un sogno<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ho fatto un sogno.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ne ho fatti tanti altri, dopo.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ne avevo fatti moltissimi, prima.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ma il sogno di cui sto per scrivere
resta unico nel suo genere.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Si dice che le cene pesanti condizionino
i sogni.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Eppure, quella sera, avevo mangiato un
brodino.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Per di più, la notte seguente quella
sera, sperimentai un altro sogno!<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">E allora?<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">E allora, il fatto è che quello di cui
sto per scrivere lo avevo sperimentato nel pomeriggio, dopo un pranzo leggero,
e nemmeno il pomeriggio precedente quella sera.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Mi è difficile scriverne, ho un po’ di
confusione.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">A volte penso che non sia stato un
sogno, ma un’esperienza diversa: peccato che non sappia identificarla.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Quel pomeriggio (quello del sogno), ho
chiuso gli occhi sulla poltrona dove amo leggere i libri difficili.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">E ho iniziato a sognare.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">A sognare … di sognare che sognavo.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Che sognavo … di sognare.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Di sognare che sognavo.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">In cascata.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">La cascata continuava, annidandosi.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Mi sembrava tutto chiaro, mentre
dormivo!<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">La successione di “nidi” pareva
interminabile.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Mi scorreva nella mente come un nastro.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Contavo i nidi: dieci, …, cinquanta, …,
mille, …, un milione, e così via.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Tutto mi tornava, ma non ero tranquillo.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">A un certo punto, mi pare in
corrispondenza del “nido” un<br /> </span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">miliardocinquantamilionitrecentomilasettecentoventotto,
mi sono svegliato (nel sogno, intendo dire), la successione si è interrotta, e
– in sogno alla posizione suddetta – ho aperto gli occhi e mi sono fissato. E
ho esclamato, a me stesso: “Sveglia, è tardi!”<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Gli occhi si sono richiusi subito dopo,
e la successione è ripresa.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Sembrava inarrestabile.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ero meno tranquillo di prima; direi che
avessi oltrepassato l’interregno ibrido in cui gradualmente si ha la metamorfosi
dalla tranquillità all’agitazione, e che fossi agitato; poco, ma agitato.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Quelle tre parole mi avevano allertato,
ma non svegliato.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Mi avevano esplicitato il pensiero che
il passaggio dal sonno alla veglia fosse necessario, ma non riuscivo a compiere
il passo.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Mi occorreva uno scuotimento, come
quelli che da bambino subivo, sperimentando incubi dai quali mi liberavo,
madido di sudore, svegliandomi all’improvviso.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">L'incubo arrivò.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Per puro caso (così pensai; e così penso
oggi).<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Arrivò, in corrispondenza del nido
diecimiliardesimo.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Si manifestò con la presenza, in quel
nido, di una copia esatta di tutta la successione, dal suo principio<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">fino al nido precedente (il nido numero
novemiliardi-novecentonovantanovemilioni-novecentonovantanovemilanovecentonovantanove).<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Il suo peso onirico oltrepassava la mia
portata.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Il sogno esplose, come una nuvola che
diventa bomba d’acqua.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Urlai, impaurito.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ero terrorizzato.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Mi svegliai.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Scattai in piedi.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Era come se una saetta mi avesse
attraversato verticalmente.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Grondavo di sudore.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">La camera da letto era leggermente
illuminata.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Eppure non c’erano luci accese; la
tapparella era ben abbassata.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">I miei familiari erano assenti.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ero l’unica persona in tutta la casa.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Anche le altre camere si presentavano
leggermente illuminate, con tutte le luci spente, e nessun raggio luminoso che entrasse
dall’esterno.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">A un certo punto, entrai nel tinello.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Sul tavolo, era aperto un quaderno, del
tipo senza righe e senza quadretti.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Mostrava le pagine centrali,
manoscritte.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Lessi le parole e mi riconobbi:
parlavano di me, descrivevano l’esperienza che stavo vivendo in quel<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">momento; descrivevano il sogno;
descrivevano l’incubo.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Presi coscienza della realtà: ero
solamente un arcipelago di parole e di punteggiatura, manoscritte in un mare di
carta.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">A quel punto, smisi di provare emozioni,
smisi di vedere, di udire, di sentire il caldo e il freddo.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">L’incubo era terminato.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Anzi non era mai avvenuto.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Così come non c’era mai stato il sogno
con i nidi onirici.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ero solamente un arcipelago di parole e
di punteggiatura.<br /></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Nient’altro.</span></span></span></h2><div><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBJN6RYVsdnWsDdAbD7rdS_M3NBtRZSt6mnC7iKNhejoHXygIFhrbEB6ctFo2TDaRJLhKB3bx0Lket9Mfud1cAbv4vV8YVRoJ9omRXNrUbGwEt2XIn8rMmpEfzgvGHu3SI4knfNNvH-FZlpsEP9BMzwKIVHIrdoH3oZvA2QdVqsa1yrcm5tCvduDgXptk/s640/book-1210150_640.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="452" data-original-width="640" height="452" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBJN6RYVsdnWsDdAbD7rdS_M3NBtRZSt6mnC7iKNhejoHXygIFhrbEB6ctFo2TDaRJLhKB3bx0Lket9Mfud1cAbv4vV8YVRoJ9omRXNrUbGwEt2XIn8rMmpEfzgvGHu3SI4knfNNvH-FZlpsEP9BMzwKIVHIrdoH3oZvA2QdVqsa1yrcm5tCvduDgXptk/w640-h452/book-1210150_640.webp" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span></span></div>
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;"> <o:p> <br /></o:p><o:p> </o:p></span></span>
Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-10221864832305129342024-03-03T23:14:00.000-08:002024-03-03T23:14:40.437-08:00ventesimo incontro di scrittura creativa<p> </p><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">I ricordi possono affiorare
spontaneamente, oppure essere sollecitati.<br /></span></span><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Quando viene assegnato un esercizio,
ogni partecipante al corso lo interpreta come meglio crede, anzi il mio suggerimento
è quello di seguire «la pancia» e scrivere di ciò che la prima sensazione
provata, ha suggerito, o tentato di suggerire.<br /> </span></span><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Succede così che i titoli siano
interpretati in modo diametralmente opposto a seconda del momento, dell’umore,
dal desiderio di condividere esperienze reali o di creare racconti di fantasia,
che contengono sempre qualcosa di effettivo e di vero.<br /> </span></span><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Quando i ricordi sono «forti» e la
necessità di riportarli su carta sono intensi, suggerisco sempre ai miei
allievi di «mascherarli» creando un equilibrio tra realtà e fantasia narrative,
in modo da poter raccontare ciò che è importante senza svelare ciò che è vero e
ciò che non lo è.<br /></span></span><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Qualche settimana fa, sono stati i
partecipanti al corso ad assegnare ai colleghi un titolo.<br /> </span></span><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">In questo modo si sono attivate due
aspettative (che per altro sono sempre presenti tra lettore e autore di un
testo) quella di chi scriverà e quella di cui leggerà.</span></span></span></h2><div><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></span></span></div><div><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></span></span></div>
<h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: "Architects Daughter"; font-size: 14pt; font-weight: normal;">Compagni di scuola, compagni di niente</span></div><span style="font-weight: normal;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: "Architects Daughter"; font-size: 14pt;">Di M.M.</span></div><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;"> <br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;"> <br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Si aprono, a volte, specie la sera, quando il
sonno non arriva, dei vortici nel tempo che ti conducono in luoghi, situazioni,
avvenimenti che credevi dimenticati. Invece nulla si distrugge. Basta, a volte,
un profumo, un sapore anche, il gesto inconsapevole di qualcuno che ti sta
accanto e rivedi, come se ti stesse davanti, un sorriso, un volto, una persona,
un ambiente accompagnati dallo stupore o dalla gioia oppure anche dall'
inquietudine di allora.<br /> </span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ed eccoli, sono tutti lì, come un tempo.<br /> </span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Negli ultimi banchi gli sfaticati, un paio di
ripetenti, gli amanti dei fumetti che essi nascondono tra le pagine di un libro
di testo e leggono con passione occupando in questa attività gratificante quasi
tutte le cinque ore di lezione. Gli insegnanti non se ne accorgono? Oh, sì lo
sanno benissimo cosa avviene nella "terra di nessuno" come è definita
l'ultima fila di banchi.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">I Prof hanno messo in atto tutte le strategie
possibili. Prima le minacce ("Faccio intervenire il \ la preside; portami
il diario, convoco i tuoi genitori, ti sospendo con obbligo di frequenza e via
discorrendo) poi i toni concilianti, le promesse (Tu non capisci: questo è il
tuo tempo migliore, perché lo vuoi buttare così? Devi fidarti di me: io posso
volere solo il tuo bene. Ascoltami: un
giorno rimpiangerai di non averlo fatto) Ti aiuterò a prendere questa licenza
media: tu sai che non potrai mai lavorare, in regola secondo la legge, se non
avrai quello che tu chiami "pezzo di carta" ed evito di dire ciò che
tu hai affermato riguardo alla funzione del medesimo. Le parole scivolavano via
come su di una lastra di cristallo messa in verticale: non lasciavano traccia,
neanche quella "a bava di lumaca”.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Procedendo dagli ultimi banchi verso i primi
il paesaggio umano-chiamiamolo così- cambia radicalmente. Qui siedono gli alunni
per bene, quelli che frequentano con profitto, fanno sempre domande
intelligenti, ma anche coloro che si fanno spiegare di nuovo (magari pi di una
volta) ciò che non hanno capito. Sì, perché non sono tutti bravi,
superintelligenti, che apprendono senza fatica e questo impegno, malgrado le
difficoltà, a volte, di comprensione torna a loro merito.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">C'è poi buffone di corte, quello che fa
ridere tutti con l'imitazione degli insegnanti, che avviene di solito nel
cambio dell'ora, quando un docente esce dall'aula ed un altro di altra
disciplina, arriva.<br /> </span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Come ci faceva ridere Gianluca non la
dimenticherò mai.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Li ricordo sì, ed i tre anni passati con loro
talvolta sono ancora qui, con me. Non mi ero certo posta, all’ora, la domanda:
"e dopo? Dopo la licenza media che sarà di questo gruppo?".<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">La vita era quella che stava cadendo, non
quella che sarebbe venuto, Al dopo non ci pensava nessuno di noi - credo.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">La vita dei ragazzi è il presente, il qui e
ora.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ma il tempo passa: entità invisibile di cui
si vedono però gli effetti. Solo dalle tempie che si fanno grige, dalle rughe
che chiudono come in una parentesi la bocca e rimangono anche quando non
sorridi più, dai passi che si fanno più lenti, solo dai "segni" il
tempo, il suo scorrere, si evidenzia.<br /> </span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">E dal dimenticare.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ma quest'ultimo evento di cui appunto autore
è il tempo non sempre accade. Anzi, con gli anni si dimenticano le cose del
giorno prima, è vero, ma tornano spesso le immagini del passato.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">E' come se, avvicinandosi all'uscita, si tornasse
con un giro su se stessi all'entrata.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ed eccoli i miei compagni di scuola, non
quelli dei superiori ma quelli delle elementari e medie, quelli di tempi più
innocenti, inconsapevoli e felici.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Non li riconoscerei incontrandoli. Anzi, è
accaduto. Per strada, di ritorno a piedi da una piccola spesa dal supermercato
vicino, mi sono sentita chiamare: davanti a me c'era un anziano signore
sconosciuto. "Sì" affermai senza aggiungere altro. Non sapevo cosa
dire. L'anziano, con la delusione dipinta sul volto "Ma come -disse- sono
Giovanni G." (sottinteso: io ti ho riconosciuta subito tu no). Il nome mi
aiutò a collocare quel vecchio signore nel quarto banco della prima fila,
classe terza C di Spinetta Marengo. Un bambino bellissimo, biondo, con grandi
occhi occhiazzurro fiordaliso.<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Per nascondere la commozione e gli occhi
umidi di lacrime lo abbracciai dicendo: "Oh, Giovanni, quanto tempo! Però
siamo in gamba tutti due "Sperai, per lui, che fosse vero. Con mio grande
sollievo disse: "Sì, sì, sono pensionato ma lavoro più di prima. Ho un
orto grande che mi impegna molto e poi mi occupo dei miei nipotini: Giorgio di
otto anni e Chiara di cinque, perché tutti i due genitori lavorano. Ma, sai, io
sono contento. I bambini sono vivacissimi e mi stancano, ma lo stare con loro
non mi permette di invecchiare qui " e con due dita si toccò la testa. E
poi quasi esitando, come se si vergognasse o dispiacesse, chiese: "E gli
altri? ne vedi qualcuno?" Rimasi in
silenzio qualche secondo e poi decisi che la verità era la cosa migliore, anche
perché, se avessi mentito, avrei poi dovuto inventare incontri, contatti mai
avvenuti (e continuare a mentire).<br /></span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">"No Giovanni, non ho visto più
nessuno" e lacrime mi facevano groppo in gola. "Neanch'io" disse mentre gli occhi
gli si ingrigivano di tristezza. "Ci siamo persi, Giovanni. Completamente.
Se non ci penso è come se quegli anni e le persone che c'erano dentro non
fossero mai esistiti ma se, talvolta un ricordo si affaccia provo un grande
dispiacere. Io credo che nessuno di noi si faccia ormai più avanti nel cercar
di contattare qualcuno dei nostri perché si vergogna. Sì, io mi vergogno del
tempo che ho lasciato, sto lasciando trascorrere. Non si osa più. Una
telefonata, un biglietto di auguri a Natale, Pasqua...Questa era un'abitudine
affettiva che andava coltivata fin dall'inizio. Adesso è tardi, tardi per
tutto. Abbiamo condiviso anni di scuola, ma poi più nulla. Della complicità di
allora, delle confidenze di un’età difficile - si stava diventando grandi - non
è rimasto più niente."</span></span></span></h2><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span></span></h2><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: 14pt;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9qAQrrPWgN2q_NRRWlX_QlmGFWN-C7yBDOnZ-SqWs8XeTdlAmXLphQ6rxtD9w-Zjl0I8dLj8XMwDO1VnUcth49g_Q_-5U_SLGRSHKgXfZT00ft0IAG3TJuU2w6Fw-PYj3a1k93w76XLvgLy5uzHMEYsfdECooH0zXprXLvcDHZAEaB7UuL8hBavbODeo/s640/education-8337038_640.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="640" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9qAQrrPWgN2q_NRRWlX_QlmGFWN-C7yBDOnZ-SqWs8XeTdlAmXLphQ6rxtD9w-Zjl0I8dLj8XMwDO1VnUcth49g_Q_-5U_SLGRSHKgXfZT00ft0IAG3TJuU2w6Fw-PYj3a1k93w76XLvgLy5uzHMEYsfdECooH0zXprXLvcDHZAEaB7UuL8hBavbODeo/w640-h640/education-8337038_640.jpg" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /> </span></span><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;"> </span></span><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span><span style="font-size: 12.0pt;"><o:p><span style="font-family: Architects Daughter;"> </span></o:p></span></span></h2><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</p>
Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-54165841801987514782024-02-25T22:45:00.000-08:002024-02-25T22:45:27.320-08:00Diciannovesimo incontro di scrittura creativa.<p> </p><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="font-size: medium;">Scrivere richiede delle regole.<br /> </span><span style="font-size: medium;">La scrittura è «magia» ma è necessario conoscere e
anche utilizzare quei principi importantissimi affinché un testo sia definibile
tale.<br /></span><span style="font-size: medium;">Tutto ciò che accade dentro e intorno a noi può
diventare un racconto.<br /></span><span style="font-size: medium;">Ciò che condividiamo però deve colpire, intrigare,
incuriosire sia l’autore che il lettore.<br /> </span><span style="font-size: medium;">Scrivere è essenzialmente una condivisione di noi su
«larga scala».<br /></span><span style="font-size: medium;">Dice King: Le cose più importanti sono le più
difficili da dire.»<br /></span><span style="font-size: medium;">Ecco perché, durante il corso, apprezzo anche i testi
che non corrispondono agli esercizi assegnati.<br /></span><span style="font-size: medium;">Perché ciò che cerco di insegnare è il non lasciare
che l’idea sfugga.<br /> </span><span style="font-size: medium;">Scrivere ciò che «sentiamo» è più prezioso.<br /></span><span style="font-size: medium;">Un esempio? Leggete il testo che segue. </span></span></span></h2><div><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></span></div><div><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></span></div><div><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Electric blue. Parodia di un Carnevale.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">di A. S. </span></div></h2>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">In questa occasione avrei dovuto parlare
di un rotolo di carta igienica, fisico o allegorico che sia, delle sue
peripezie per uscire più o meno "pulito" da qualche situazione sconveniente,
invece no, scelgo di parlare del Carnevale. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Per una volta seguo i tempi e i
"passi" giusti nel divenire delle cose anche se, a mio avviso, i
cosiddetti "tempi giusti" per antonomasia, non esistono, ma solo i
tempi giusti per noi!!!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">E allora, come parlare del Carnevale che
è omologato in un periodo ben preciso dell'anno se poi vogliamo parlarne con i
"nostri tempi"? <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Questo sarà possibile solo se decideremo
di identificarlo non come il momento in cui ci si maschera con abitini da
principi e principesse, bambine a forma di piccole farfalle o dolcissimi
orsacchiotti, ma se avremo abbastanza coraggio di trovare in questo momento
l'occasione per "toglierci" invece che "metterci" le
maschere che solitamente siamo (quasi costretti potremmo dire) a indossare per
vivere, o meglio, sopravvivere!!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Non tutti abbiamo la stessa disinvoltura
nel farlo. Qualcuno ne ha capacità innata, altri la imparano nel corso degli
anni, a volte anche a malincuore perché nel farlo si perde sempre un pezzetto
della nostra identità, di quella unicità che ci contraddistingue ma, come
detto, spesso è necessario questo artifizio per la nostra sopravvivenza.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Volete sapere quale' il mio? <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Non lo avete notato? <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Eppure è così evidente!!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Quante donne dalle ciglia color blu
elettrico avete incontrato?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Sì, ebbene sì! Sono le mie ciglia super
colorate la mia "maschera" o meglio, il mio "scudo".<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Dietro di loro ci sono i miei occhi,
sempre attenti, forse troppo per qualcuno, poco per chi non ci si sofferma o
non ha abbastanza sensibilità, per leggerci dentro. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">C'è la mia capacità di guardare il mondo
che mi circonda e cercare di leggerlo e comprenderlo fino in fondo, farlo mio, ma
è lo stesso mondo dal quale devo difendermi per non soffrire più di quanto
abbia già fatto fino ad ora. E allora: "Evviva il Carnevale, evviva le
maschere che possiamo indossare" ma non quelle per ingannare per il gusto
di farlo, per non essere veri.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Evviva le maschere che possono essere
come il mantello del mago in cui anche ciò che non si vede "c'è"!!</span><span style="font-size: 16pt;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnceUQ33K6Rn2fFY8eA8Oe63uA-MTPJH9azQGDbyOvXoVIFXnxz1iO0LQ4J_B1m7tBFTgAanBGLOBcAPO-5aP2DXnieBoUtPwuDFvN94i3bP2EO1rHw4G-p476O8N_2Ixc1TduNh9KgJsnJTHZJQNfF4Gz6A00ECTkL4vwzdzHDFzALcVibBG8CbFVC6c/s640/eye-7286074_640.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="402" data-original-width="640" height="402" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnceUQ33K6Rn2fFY8eA8Oe63uA-MTPJH9azQGDbyOvXoVIFXnxz1iO0LQ4J_B1m7tBFTgAanBGLOBcAPO-5aP2DXnieBoUtPwuDFvN94i3bP2EO1rHw4G-p476O8N_2Ixc1TduNh9KgJsnJTHZJQNfF4Gz6A00ECTkL4vwzdzHDFzALcVibBG8CbFVC6c/w640-h402/eye-7286074_640.png" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span><p></p></div>
Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-33426151763600128652024-02-19T22:18:00.000-08:002024-02-19T22:18:45.656-08:00Diciottesimo incontro di scrittura creativa.<p> </p><h2 style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Proviamo sensazioni diverse al cospetto del tempo.<br /></span></span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">C’è chi ama il caldo, chi il freddo, chi la pioggia,
chi il sole, chi la neve.<br /></span></span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Rispetto al vento ho qualche dubbio, non mi è mai
capitato di incontrare qualcuno che lo apprezzasse, ma non significa che non esista.<br /></span></span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Ai miei allievi la scorsa settimana ho proposto un
gioco creativo.<br /> </span></span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Sono state assegnate le parole: rumore, tintinnio,
cassa, ticchettante, malinconia, fradicio, calma, uggiosa, frangia, sonno,
impermeabili ed è stato chiesto loro di scrivere un breve racconto (massimo
2000 battute) dal titolo «Pioggia».<br /></span></span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Ve ne propongo uno dei tanti prodotti e letti ieri
pomeriggio.</span></span></span></h2><div><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"> </span></p>
<h2 style="line-height: normal; text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Pioggia</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">di M.M.</span></div></h2>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">L'estate volge al termine o, almeno, dovrebbe.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Domani è il primo di ottobre e, negli anni scorsi, il
giardino era già pieno di foglie cadute: un meraviglioso tappeto dal giallo oro
al marrone screziato, soffice sotto i passi e che, a volte, un venticello
frizzante sparpagliava sulla via di accesso alla casa, via che avevo
coscienziosamente ad inutilmente spazzato.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Lui dice: "visto che fai fatica tutti i giorni
perché non le butti, 'ste foglie in un sacco ed eviti di fare la stessa fatica
con le stesse foglie? Aspetta che cadano tutte e te ne sbarazzi nel cassonetto."
<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Da quanti anni stiamo insieme? Beh, non ha ancora
capito. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Io non mi sbarazzo delle foglie. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Quando sarà più umido e cominceranno le giornate di
pioggia, io, le distribuirò, ammucchiandole, ai piedi di ogni albero del
giardino. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Li marciranno a poco a poco, per l'acqua che verrà dal
cielo e per le brine notturne. Il compito delle foglie non è terminato: con il
loro distruggersi, a poco a poco, arricchiranno il terreno e daranno un
nutrimento agli alberi. Questo mi ha insegnato mio padre che era un artista
falegname ma veniva da una famiglia contadina e di alberi e legno sapeva tutto.
<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ecco: le nuvole si sono fatte più scure, più basse.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Sta per arrivare, unico evento di questa giornata
uggiosa, la pioggia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">In lontananza si ode un rumore cavernoso, un
brontolio: è il tuono. Quella che sta per arrivare qui è la
"frangia", per così dire, di un evento ancora lontano ma che si sta
avvicinando.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">La natura tutta sembra in attesa, come se fosse presa
da un incantesimo, immersa in una calma innaturale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Tu guardi dalla finestra. Eri approdata al letto, sperando
di non esserci per un po', di dormire di non pensare ma il tintinnio dei
campanellini che tuo figlio si è ostinato ad appendere all’ingresso (senti che
suono carino, ma?) ti hanno costretta ad alzarti. Tanto il sonno non sarebbe
arrivato. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">È arrivata invece la malinconia che ti ispirano questa
giornata uggiosa e di rumore ticchettante della pioggia che ormai è qui.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Guardi in cortile senza aprire i vetri e scopri che la
cassa adibita temporaneamente a cuccia esterna per Rob, il cane, è vuota.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">"Sarà uscito con Gianni - pensi" ma sei
inquieta. "Dove sono? con quest'acqua". Mentre, afferrato il
cellulare, stai per chiamare tuo figlio, lo vedi arrivare con Rob.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Apri e i due entrano di corsa. Lui è fradicio, nonostante
l’impermeabile, i jeans, zuppi, sembrano neri anziché blu. Il cane è un
pastore, e, con allegria, dire, si scuote vigorosamente per liberare un po' il
suo pelo lungo dall'acqua. Di farlo smettere non me lo sogno neanche: è giusto
così, è un cane intelligente! <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Gianni appende l'impermeabile all'attaccapanni, accanto
a quel di suo padre. Come mai l'adulto è rientrato così presto? - ti domandi.
Non gli andava una romantica passeggiata con la sua segretaria particolare (oh,
molto particolare) sotto la pioggia?</span><span style="font-size: 14pt;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi11BG3kAfDomfFYFekShb2viVx5TAo9Mu0ADb526NnCSY8u0jMH4Qmpj8dl4nRgHRcUjKBtKf0ao8YKoRYGgt-kMZEy9vQV3XJqfLhtxD4GJfwTQgb1VomZcw0zMq7YlZPwEzylJePVewzrYvE7cbotr8EOu2VdSI6irrX3_-74esTC1m4mPLBuGehPCs/s640/oil-4657212_640.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="613" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi11BG3kAfDomfFYFekShb2viVx5TAo9Mu0ADb526NnCSY8u0jMH4Qmpj8dl4nRgHRcUjKBtKf0ao8YKoRYGgt-kMZEy9vQV3XJqfLhtxD4GJfwTQgb1VomZcw0zMq7YlZPwEzylJePVewzrYvE7cbotr8EOu2VdSI6irrX3_-74esTC1m4mPLBuGehPCs/w614-h640/oil-4657212_640.jpg" width="614" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 12.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 12.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"> </span></p></div>
Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-31313647178199721212024-02-12T22:41:00.000-08:002024-02-12T22:41:10.736-08:00Diciassettesimo incontro di scrittura creativa<h2 style="text-align: left;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium; font-weight: normal;">In un gruppo di scrittura creativa essenzialmente si va alla ricerca del sé creativo.<br />Si scrive, si legge, si condividono i testi ma anche le frustrazioni, quando questi non soddisfano le aspettative nell'autore, si sperimentano stili e generi, ma soprattutto si raccolgono sfide. <br />Sfide letterarie ovviamente, ma non per questo meno complicate come quella di scrivere un racconto che abbia come protagonista non una persona ma un oggetto. <br />L'autrice con stile ironico e rispettando le regole che riguardano la presentazione del personaggio, ci regala un momento di divertimento, ilarità e sorrisi. <br />Lei e gli altri partecipanti al corso non mi deludono mai!<br />A volte a fatica, a volte con perplessità riescono sempre a trasformare i titoli assegnati in storie.<br />Il testo si intitola: il rotolo di carta igienica.</span></h2><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><b><span style="font-family: "Courier New";"><br /></span></b></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><b><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Il
rotolo di carta igienica<o:p></o:p></span></b></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><b>di P.C.</b> </span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Mamma, ma io sono proprio un
rotolo di carta igienica?”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Certo che sì, caro!”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ma tu sei sicura che, quando
sono nato, ero proprio un rotolo di carta igienica e non, ad esempio, uno di
carta da cucina o un pacchetto di fazzoletti o di tovagliolini???”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ma certo, caro. Io sono un
rotolo di carta igienica e anche papà lo è e anche i tuoi fratelli e le tue
sorelle lo sono. Perché me lo chiedi?” <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ecco, a scuola mi prendono in
giro e mi chiamano “leccaculo” e poi ridono. Dicono che adesso sono bianco ma
che un giorno cambierò colore … cosa vuol dire mamma? Comincio a pensare che
essere un rotolo di carta igienica non sia poi così bello … ”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ma no, caro, tu non cambierai
colore, rimarrai sempre bianco, magari con qualche piccola striatura
marroncina, di tutte le sfumature del marrone, ecco. Non è un brutto colore, il
marrone, ti piace, vero?” <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“No, per niente, preferisco il
giallo e il rosso, che sono più allegri!” <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ma vedi, caro, ciascuno di
noi, nella vita, ha un compito, una missione da compiere ed è molto importante
portarla a termine con impegno e con orgoglio. La nostra, cioè quella di tutti
i rotoli di carta igienica, è una missione spirituale perché è puro altruismo.
Riguarda gli esseri umani, è qualcosa di bello e utile che sentiamo di dover
fare per loro. È l’impronta che vogliamo lasciare nel mondo, o meglio che
vogliamo che il mondo lasci su di noi, prima che il nostro tempo sia giunto al
termine e si finisca nello scarico. La nostra missione ci rende soddisfatti e
felici, anche se non proprio pulitissimi. A te non dispiace essere un pochino
sporco, vero???”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ma che scarico? Cos’è lo
scarico? Ma come, sporco? A me piace essere sempre pulito e profumato!” <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ecco, caro, mi dispiace ma
questo non posso proprio assicurartelo, anzi è possibile, anzi molto probabile
che, quando gli esseri umani sentono una, diciamo così, chiamata interiore ci
vogliano al loro fianco, insieme a loro in bagno, ecco, quando questo succede è
normale che noi ci si sporchi un pochino … “<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ma, mamma, perché?”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Oh, insomma, era meglio se ti
parlava tuo padre! Ascolta bene, che ti piaccia o no, noi puliamo i sederi
degli umani dopo che hanno fatto la cacca e ora smettila di fare tante storie e
stai zitto che sta entrando qualcuno!”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535; font-family: "Architects Daughter"; font-size: large;">“Valeria, ma basta piangere! Ti
cadevano le lacrime nella pizza, non puoi continuare così!”</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ma cosa ci posso fare, sono
disperata! Io lo amo tanto e lui … lui mi ha lasciata per quella cretina! Almeno tu, che sei la mia migliore amica,
dovresti capirmi. Ho deciso, voglio lasciarmi morire!”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ma cosa dici? Anzi, devi
diventare più bella di prima per farlo rosicare quando t’incontra. Devi
mangiare, sei già dimagrita! Mangi??”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Noooo! Ho deciso che mi
lascerò morire di fame e di sete, che non mi laverò più, non mi truccherò più,
non mi cambierò più e non uscirò nemmeno più di casa. E non farò nemmeno più la
cacca, sono dieci giorni che non la faccio perché mangio poco!”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535; font-family: "Architects Daughter"; font-size: large;">“Mamma, hai sentito? Quella lì
non fa la cacca, mi piace!”</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Shhhh! Zitto che ti sentono!”<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535; font-family: "Architects Daughter"; font-size: large;">“E poi non ho nemmeno più fatto
la spesa. In casa non ho neanche la carta igienica!!!” “E cosa mangi?” “Non
mangio!” “Ok, domani andiamo a fare la spesa ma senza carta igienica, non si
può stare! Dai, infilati nella borsa questo rotolo nuovo della pizzeria, tanto
non se ne accorge nessuno … “</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535; font-family: "Architects Daughter"; font-size: large;">“Ciaooo, mamma, vado a casa di
questa che non fa la cacca, bye bye!”</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535; font-family: "Architects Daughter"; font-size: large;">“Bene, hai la borsa grossa,
nessuno vedrà il rotolo, andiamo adesso; a te ci penso io, e domani ti porto anche
il lassativo che prende mia nonna!”</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535; font-family: "Architects Daughter"; font-size: large;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHf6on7AyB8uOhPFkd1MUYkVFcoX5oPMatSxkUf4YZt4FBm4TZd4f1RHwgJcchUtkfqCz2Hcqi_hsvYoX_lPsWF9R_WQgUaeonvDRCjeVppqBYaVVFgRunZHEFBKaT4bN2ErkCRF3R-F3l3DHEHYdtpIpaR8ejFRY8g0bvlOGq3PP5NEJS-vAj0XRCHiA/s640/toilet-roll-5042644_640.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="640" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHf6on7AyB8uOhPFkd1MUYkVFcoX5oPMatSxkUf4YZt4FBm4TZd4f1RHwgJcchUtkfqCz2Hcqi_hsvYoX_lPsWF9R_WQgUaeonvDRCjeVppqBYaVVFgRunZHEFBKaT4bN2ErkCRF3R-F3l3DHEHYdtpIpaR8ejFRY8g0bvlOGq3PP5NEJS-vAj0XRCHiA/w640-h640/toilet-roll-5042644_640.webp" width="640" /></a></div><br /><span style="color: #353535; font-family: "Architects Daughter"; font-size: large;"><br /></span><p></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;"><span style="color: #353535;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></span></p><p><br /></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-63348941907215948172024-02-08T23:22:00.000-08:002024-02-08T23:22:53.010-08:00Sedicesimo incontro di scrittura creativa.<p> </p><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="font-size: medium;">A volte per costruire un racconto si ricorre
al passato.<br /> </span><span style="font-size: medium;">Non perché si voglia scrivere una pagina
autobiografica, ma perché il titolo dell’esercizio assegnato ci riporta immediatamente
ad altri anni, alle relazioni con altre persone.<br /></span><span style="font-size: medium;">In un corso di scrittura quello che
diviene allora importante è che la nostalgia o il ricordo non coprano ciò che
dovrebbe essere il personaggio principale.<br /> </span><span style="font-size: medium;">Se dobbiamo parlare di detti popolari,
il focus dovrebbero rimanere su di loro e sull’impatto che i loro contenuti
hanno avuto, oppure ancora hanno, su di noi.<br /> </span><span style="font-size: medium;">Nel testo che vi propongo oggi l’autore
è riuscito a «viaggiare» nel tempo senza perdere di vista ciò di cui doveva
scrivere. </span></span></span></h2><div><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></span></div><div><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><b><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Donne e «saggezza popolare»?<o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><b><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">di R. D.<o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><i><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">“Erano i tempi che ballava mia nonna,
con le trecce a penzoloni, con i mutandoni sotto la sua gonna. Quando mio
nonno, capitan di fanteria, stava quattro giorni in posa, per mandare a Rosa,
la fotografia!!”</span></span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Sono stornelli rubati ad una vecchia
canzoncina popolare! Semplici ma tanto ricchi di umorismo e verità.<i> <o:p></o:p></i></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Tempi, quelli, vissuti in montagna,
dove io sono nato, di fisarmoniche e pifferi, di balli a palchetto e bicchieri
di vino buono e caldarroste.<i><o:p></o:p></i></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">La vita era fatta di tanto sudore, di
rapporti famigliari sempre al limite della sopportazione; gli anziani di casa
cullavano i piccoli per guadagnarsi il pranzo di mezzogiorno o la cena; le
mamme esauste dai mestieri domestici, dalla mungitura delle mucche e delle
capre e da tutto il resto. I padri, beh quelli, chi li vedeva? Sempre fuori
casa per i lavori più gravosi, tutto il giorno, fino a sera inoltrata. Ma poi
la sera…Che bello ci si ritrovava tutti insieme intorno ad una montagna di
pannocchie di grano turco a sgranarne i chicchi e a raccontare e ascoltare tutte
le storie che uscivano dalla bocca e dal cuore dei presenti. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ne scaturiva sempre il meglio di
ognuno; avventure, vissuto e…proverbi! Questi ultimi erano pronunciati in modo
“pontificale” dai vecchi: <i>“Oggi c’è un tempo che se si gira in acqua…piove!!”
(</i>ma che ovvietà<i>), “Alla Madonna candelora dall’inverno siamo fora!!!” </i>Poi
rivolgendosi a noi bambini: “<i>Non fate la pipì contro vento, se no vi bagnate
le braghe!!!” </i>e così via…<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Mio nonno mi diceva: “<i>Non sposare
le bionde, che son tutte vagabonde!”<o:p></o:p></i></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Il nonno, che fantastica persona!!! E
io? Trent’anni dopo ho sposato una…bionda! E che bionda!!!<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">I proverbi, perle di saggezza e talvolta
di stupidità; altre volte curiosi, incomprensibili ma soprattutto non condivisibili.
“<i>Donna baffuta, sempre piaciuta!” </i>Ecco questo proverbio non mi è proprio
mai piaciuto. Mi chiedo: a chi è sempre piaciuta? Ma tienitela tu la donna
baffuta, e già che ci sei tieniti pure “ <i>la gallina vecchia</i> <i>che fa</i>
<i>buon brodo</i>!!” io ho altri gusti..</span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzNxt3O9TiWdaReA2E-q1RP3WjeP3SK91qsrF4zd4HvY1Sj9XhwyNV_Kthh1xlUTEpvh9wgaT6hj3PrYK_2BfW9ew7Z5pd7DPBF1Ub5yGzv7ALUqOT6gBvSjQkky_ibL82bTgyKXmJwpTQHiT8q22C8s3fBzx8lP0ZD8WkDdDPx6N3MugoK969Aqawmh8/s640/women-7808776_640.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="640" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzNxt3O9TiWdaReA2E-q1RP3WjeP3SK91qsrF4zd4HvY1Sj9XhwyNV_Kthh1xlUTEpvh9wgaT6hj3PrYK_2BfW9ew7Z5pd7DPBF1Ub5yGzv7ALUqOT6gBvSjQkky_ibL82bTgyKXmJwpTQHiT8q22C8s3fBzx8lP0ZD8WkDdDPx6N3MugoK969Aqawmh8/w640-h640/women-7808776_640.webp" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span><p></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;"> </span><o:p></o:p></span></p></div>
Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-50608899234697237432024-01-31T22:36:00.000-08:002024-01-31T22:38:20.324-08:00Quindicesimo incontro di scrittura creativa. <p> </p><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: helvetica;">Anche i momenti della giornata in cui le
storie vengono ambientate e quindi raccontate, hanno valore.<br /> </span><span style="font-family: helvetica;">Il tramonto, quel momento in cui il
sole, soprattutto quando visibile, scompare sotto l’orizzonte, può essere visto
e percepito come una metafora della vita.<br /></span><span style="font-family: helvetica;">Può dividere la storia che stiamo
raccontando in capitoli dove ogni tramonto dei protagonisti scandisce il tempo delle
decisioni, delle indecisioni, delle emozioni, delle paure.<br /></span><span style="font-family: helvetica;">I colori che accompagnano questo fenomeno
atmosferico, possono divenire gli stessi che sentiamo risuonare in noi perché associati
a tramonti personali, quelli di un progetto, di un sogno, di un mito.<br /> </span><span style="font-family: helvetica;">Il tramonto però, segue o precede l’alba
(dipende da che parte lo si osserva).<br /></span><span style="font-family: helvetica;">Se uno, non ci sarebbe neanche l’altra.<br /> </span><span style="font-family: helvetica;">P.C. nel suo racconto dal titolo:
«Tramonto» ce ne offre un esempio.</span></span></h2><div><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></span></div><div><h2 style="text-align: center;"><b><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Tramonto.<br /></span></b><b><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">di P.C.</span></b><b style="text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></b></h2>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Oggi è il giorno perfetto, sì, oggi le chiederò
se vuole diventare mia moglie. Questo meraviglioso tramonto mi darà una mano,
farà da cornice a una proposta che per troppi anni non ho avuto il coraggio di
farle. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Non so perché non ho mai voluto che fosse mia
moglie. Era comodo così, senza dover prendere decisioni, senza dover affrontare
la vita a due con le sue incognite e le sue incertezze. Ma ora le cose sono
cambiate e sento che ce la posso fare. Eccola! È già seduta sulla nostra
panchina e mi aspetta. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">I colori del sole che scende la colpiscono come
le luci della ribalta di un palcoscenico. Esiste solo lei sulla scena e
pazienza se dietro, come una quinta poco curata, disegnata male, si staglia il
carcere. Anzi le mura scure fanno risaltare la sua figura vestita di bianco. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Cambia abito con il mutare del colore dei raggi
che la colpiscono: ora è vestita di rosa e il suo viso è dolce, ora è vestita
di giallo, sorride allegra, ora di arancione e sembra che stia per scoppiare in
una risata e poi il suo vestito è rosso e la sua espressione è seria. La guardo
da lontano. Mi aspetta come ha fatto, quieta, senza chiedere niente, per tanto
tempo. Ora il viola la avvolge mentre mi guarda inginocchiarmi di fronte a lei.
È un’impressione mia o i suoi occhi chiari, nei quali si riflette l’ultimo
sprazzo di tramonto sono tristi? <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Tiro fuori dalla tasca la scatolina, la apro,
le porgo l’anello. “Vuoi sposarmi?” le chiedo. Gli ultimi raggi del sole si
riflettono sulla pietra, che emette bagliori di luce fredda come freddo è il
suo sguardo. Ancora più fredda è la sua voce quando risponde, gli occhi fissi
nel tramonto che si spegne “No, mi dispiace! Ti lascio libero.” La mia mano
scatta fulminea. Lo schiaffo è preciso, duro. La sua testa sbatte forte contro
lo schienale della panchina. Lei non si muove più e nemmeno io, inebetito da
quello che ho fatto. Il sole ormai è tramontato sulle nostre vite. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">I miei compagni dicono che sono fortunato,
perché i raggi del sole, al tramonto, s’infilano nella mia finestra e colorano
tutto di rosa, rosso, giallo, arancione e viola, me compreso quando mi ci metto
davanti. È l’unico momento in cui questa orribile cella, dove tutto è grigio,
anche la mia tuta e la mia faccia, prende vita e sembra quasi un posto dove un
essere umano potrebbe cercare di sopravvivere.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ogni giorno aspetto quel tramonto e ci annego
dentro. È un momento per me solo, in questo casino che è il carcere. “Guarda il
tramonto dalla finestra della tua cella,” dice quella cretina di Stefania ogni
volta che ci vediamo, “io lo guarderò dalla finestra di casa mia e ci sembrerà
di essere insieme!” Non ha ancora capito, la povera stupida, che, sommerso
dalle sue lettere, dalle sue dichiarazioni d’amore, l’ho sposata solo per
usufruire delle visite affettive; una volta al mese con una donna, anche un cesso
come la Stefania, è sempre meglio che diventare, per necessità, uno che se la
fa con gli uomini. faticare. Ma tutte le volte che mi viene a trovare mi
tormenta perché le racconti come ho ucciso quella donna, e mi chiede, e vuole
tutti i particolari mentre io non voglio ricordare e sono contento quando se ne
va. Oggi, però, il tramonto è particolarmente rosso e m’ipnotizza; non riesco a
distogliere lo sguardo e mi perdo nelle macchie sanguigne che lascia sui muri
bianchi della cella e su di me. Fisso quelle macchie fino a quando non si
scompongono nelle stesse mille macchie lasciate dal sangue che è schizzato
quando ho sgozzato quella donna, che si sono sparse sulle pareti bianche della
sua cucina e su di me. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">E anche gli altri colori del tramonto parlano
di lei, il giallo rilucente ricorda i suoi capelli biondi e i suoi gioielli,
quelli che le ho strappato dal collo, dalle dita, dalle orecchie, dalle braccia
prima di scappare, il caldo arancione richiama alla mia mente il suo vestito
estivo, scollato, di donna elegante, della buona società. E mentre sono
prigioniero di questo ricordo che non voglio ricordare, il tramonto se ne va;
resta solo il nero, quello dei suoi occhi che mi fissavano attoniti e senza vita.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12pt; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Tutto è finito, in quel buio,
sono finalmente libero.</span><span style="font-family: Courier New;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12pt; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 12pt; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiU1-k7IPLTEX4jLhrBd702oUw1wGgoXVpB7tb9cTjdEL-T-MAjrA3Xt8zCke36YHQmw3uH_QWbIkHI-g0eI7PwPH602V1norvdOUACjAQZqOjIzBiw8rtzZf-uoVCE6M0oWQE_VUY1PXTKdYf9Ppq71gjm1kzsc-sy9deSbp5WSAoWwraTLkVFh3-7CnE/s640/sunset-4848714_640.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="400" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiU1-k7IPLTEX4jLhrBd702oUw1wGgoXVpB7tb9cTjdEL-T-MAjrA3Xt8zCke36YHQmw3uH_QWbIkHI-g0eI7PwPH602V1norvdOUACjAQZqOjIzBiw8rtzZf-uoVCE6M0oWQE_VUY1PXTKdYf9Ppq71gjm1kzsc-sy9deSbp5WSAoWwraTLkVFh3-7CnE/w400-h640/sunset-4848714_640.jpg" width="400" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span><p></p></div>
Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-72723332198516867412024-01-22T22:43:00.000-08:002024-01-22T22:43:30.661-08:00Quattordicesimo incontro di scrittura creativa. <p> </p><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">La creazione dei personaggi è un
passaggio importante in un corso di scrittura creativa.<br /></span></span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Lo è perché dopo la iniziale
soddisfazione di aver individuato il personaggio giusto a cui affidare la narrazione
della nostra storia, occorre fare i conti sulla sua efficacia e credibilità.<br /></span></span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Questo perché la stessa trama raccontata
da personaggi diversi, genera sensazioni diverse nel lettore e può fare la differenza
in termini di apprezzamento.<br /> </span></span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Imparare a creare un buon personaggio è
un passaggio essenziale.<br /> </span></span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Tecnicamente si definisce
«caratterizzazione».<br /></span></span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Il testo che vi propongo oggi contiene
un personaggio efficace e congruo alla storia che viene raccontata.<br /></span></span><br /></span></h2><div><p class="Standard"><o:p> </o:p></p>
<h2 style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: "Architects Daughter"; font-size: large;">Giovannino lo stereofonico</span></div><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><div style="text-align: center;">di G.F.</div></span></h2><p class="Standard"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard"><span style="font-family: "Architects Daughter"; font-size: large; text-align: justify;">Quando
morì la madre, a novantotto anni, mi proposero di lavorare in quella casa. Io
accettai, perché ne avevo bisogno e fu così che divenni tuttofare presso il
figlio, il signor Giovannino.</span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ne
avevo sentite di lui, ma la realtà ancor oggi non finisce di sorprendermi.
Ormai ultrasettantenne, baby-pensionato dopo aver lavorato come impiegato
presso un’amministrazione pubblica, è da sempre scapolo. Si vocifera di una
fidanzata che lo avrebbe lasciato nella notte dei tempi, ma io stento a
crederci. Vero è che si potrebbe definire un uomo senza vizi perché non beve e
non fuma, ma non riesco a immaginare una donna al suo fianco.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Più
piccolo di me, con una pancetta che sembra crescere di giorno in giorno,
sostenuta da due vistose bretelle rosse, ha un paio di baffetti alla Hitler
sempre più incanutiti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">So
che si cambia regolarmente perché gli lavo e stiro io, che peraltro ho imparato
a mie spese a non toccare assolutamente nei suoi cassetti. L’unica volta che
l’ho fatto si è infuriato di brutto e ho potuto constatare a che livelli può
arrivare la sua voce. Di solito, però, parla piano e non guarda nessuno negli
occhi. Nessuno è la parola giusta: non ha amici né parenti che lo frequentino.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Un
giorno che un gatto si è affacciato alla porta posteriore ha dato in
escandescenze come se fosse stato una belva feroce. Da allora tengo a debita
distanza qualunque bestiola tenti di avvicinarsi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ormai
conosco tutte le sue abitudini, anche se faccio ancora fatica ad adeguarmi. Gli
preparo i pasti, sempre le stesse pietanze, e il tavolo, seguendo un rito
invariabile. Posate, piatti, bicchieri secondo uno schema preciso: i primi tempi
con un metro da sarto mi insegnò le distanze da rispettare. I pavimenti vanno
incerati anche se lui rientra dal giardino con le scarpe incrostate di fango,
ma è d’obbligo per me usare le pattine, posizionate all’ingresso come
sentinelle di una caserma.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Nel
giardino non ho mai capito bene cosa coltivi, se non qualche cavolo, peraltro
ornamentale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Fa la
spesa lui, ma non so dove né quando e non indago.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Esce,
questo sì, per portare l’immondizia nei bidoni. Un solo sacco, nero, legato ad
arte, tutti i giorni alla stessa ora. Le quattordici e dieci. La Franca, che
abita lì di fronte, sostiene di regolare l’orologio al suo passaggio. Un giorno
l’ho osservato proprio dalla finestra della Franca. Cammina a passettini,
attentissimo a passare da un lastrone all’altro del marciapiede senza pestarne
le righe.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">E
salta a piè pari dal cordolo quando arriva in fondo. I vicini che lo salutano
ricevono in cambio un grugnito. Nessuno suona mai il campanello. D’altronde lui
farebbe fatica a sentirlo perché si muove per la casa con una radio portatile
in bilico sulla spalla, una radio che spara solo canzoni anni Sessanta, sempre
le stesse. Da qui il soprannome di Giovannino lo stereofonico.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Un
giorno il campanello ha suonato più volte e io l’ho avvertito che c’era
qualcuno alla porta. È subito arrossito come un peperone e si è avvicinato
all’ingresso senza mollare lo stereo. In mezzo a quel frastuono si è trovato di
fronte una ragazza con delle carte in mano. Era una rilevatrice del censimento
che cercava di farsi capire. Lui, tremando come una foglia, l’ha investita a
male parole poi è scappato dentro. Sono intervenuta io a spiegare alla ragazza
la situazione. Lui, il piccolo Hitler, era dentro con la sua musica e non
smetteva di tremare.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Oggi
è giorno di paga. Conosco bene, ahimè, il rituale. Mi farà sedere al tavolo e
conterà, tutto compiaciuto di se stesso, una per una le monete con cui mi
retribuisce. Pare che non conosca l’uso delle banconote. Così tornerò a casa
con una borsa pesante pesante.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">E
d’altra parte dove potrei trovare un lavoro come questo?</span><o:p></o:p></p><p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></p><p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvnlPUaNyR_nISnq5TD3HJJgPSPcfnQWHyw7aFio9r8qyenqMHWIlN5vWXGhrEmm0P-ji9hGYkFqxeCKR6vW_V8vNu-tYb-ol90zL-_i3Syxx1_7CtneelkRynLGbrJOrmcxopApkeq7WVSP6vgETxMaIWpfn_AvHzw6_7wMtlFxThDeT2XnMhZUbc1ko/s1280/fantasy-4065924_1280.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1280" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvnlPUaNyR_nISnq5TD3HJJgPSPcfnQWHyw7aFio9r8qyenqMHWIlN5vWXGhrEmm0P-ji9hGYkFqxeCKR6vW_V8vNu-tYb-ol90zL-_i3Syxx1_7CtneelkRynLGbrJOrmcxopApkeq7WVSP6vgETxMaIWpfn_AvHzw6_7wMtlFxThDeT2XnMhZUbc1ko/w640-h640/fantasy-4065924_1280.webp" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></p><p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><o:p> </o:p></p></div>
Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-546192016468811682024-01-15T22:56:00.000-08:002024-01-15T22:57:09.062-08:00Tredicesimo incontro di scrittura creativa.<p> </p><h3 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span><span style="font-size: 14pt;">La differenza tra un corso di scrittura
creativa individuale e quello fatto all’interno di un gruppo (che sia in
presenza oppure on-line) sta essenzialmente nel «vedere» quali emozioni e
sensazioni, ciò che si è scritto genera in chi ascolta.<br /></span><span style="font-size: 14pt;">Affinché questo avvenga è necessario che
vi sia fiducia tra i partecipanti, rispetto dei contenuti che l’autore decide
di condividere, empatia e assertività.<br /></span><span style="font-size: 14pt;">Senza queste condizioni, anche il più
bravo degli allievi, non si sentirà «libero» di raccontarsi, di mettersi in
gioco, di sperimentare la narrazione di sé.<br /></span><span style="font-size: 14pt;">Per parlare di emozioni, è necessario
sapere che quelle stesse emozioni saranno accolte … sempre.<br /> </span><span style="font-size: 14pt;">Il testo che vi propongo oggi parla di
rabbia. </span></span></span></h3><div><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></span></div><div><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></span></div><div><h3 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Rabbia! Quella volta in cui …</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">di A.S</span>.</span></div></h3>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">No! Non, voglio parlare di un caso
specifico, anche se ce ne sarebbero, ma forse proprio per questo voglio parlare
della rabbia come sentimento. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Di quello stato d'animo che mi toglie
lucidità e controllo. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Di me, del mio «sentire me stessa» e gli
altri perché è uno stato emozionale tale da compromettere ogni possibile «presenza»
e «partecipazione» (potremmo dire) a ciò che percepisco diverso da ciò che
invece probabilmente «è».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Proprio per questo, in una sorta di
sillogismo, che posso dire: la rabbia «fa paura».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">È LEI che mi toglie l'immagine che ho di
me, portando in superficie parti sconosciute o forse solo «evitate di conoscere
o riconoscere» forse perché mi rendo conto che è in questa emozione che metto
in evidenza un'altra parte del mio essere, più profonda, che nello stato di «quiete»
riesco invece a tenere a bada, ma che devo accettare come parte «viva».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">A questo punto potrei azzardare
l'ipotesi che «è solo nella rabbia che siamo veramente noi stessi... che sono
veramente me stessa... perché libera di alleggerirmi di tutte quelle
sovrastrutture di educazione e «giusti modi di fare» e che è solo ora che siamo
finalmente liberi e l'anima ringrazia di non dover sottostare a quella quiete (falsa
quiete) che a volte fa più male della rabbia stessa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">E quindi, da buona napoletana (anche se
solo per metà) accetto di dare vita al fuoco che c'è in me... al mio Vesuvio!!</span><span style="font-size: 14pt;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcsBawcV0fmFyIliiMZ33MwiMf4Cng5VMDOApYEQE12mPWyd69OYCcNtE1Ii7mSHjtbcLFaj5GSrAJotLZRRvEM4jk5KcFx2BzQxEHQnVEdFQddzC5TYXaWBAVnQiq-lqYBYCGTTAk73wJvVRVdSqVTX3MOZBlcfLKluq_N6zj0mdl2mykohDVOV8qOQI/s640/ai-generated-8221884_640.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="427" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcsBawcV0fmFyIliiMZ33MwiMf4Cng5VMDOApYEQE12mPWyd69OYCcNtE1Ii7mSHjtbcLFaj5GSrAJotLZRRvEM4jk5KcFx2BzQxEHQnVEdFQddzC5TYXaWBAVnQiq-lqYBYCGTTAk73wJvVRVdSqVTX3MOZBlcfLKluq_N6zj0mdl2mykohDVOV8qOQI/w428-h640/ai-generated-8221884_640.jpg" width="428" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span><p></p></div>
Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-38069167118176950982024-01-10T03:06:00.000-08:002024-01-10T03:10:30.031-08:00Dodicesimo incontro di scrittura creativa <p> </p><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: helvetica;">Sono ripresi lunedì pomeriggio gli
incontri di scrittura creativa.</span></span></h2><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: helvetica;">Per il 2024 abbiamo in serbo un progetto
ambizioso, di cui a tempo debito vi parlerò, e ci siamo messi subito all’opera.</span></span></h2><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: helvetica;">Una delle esperienze importanti
all’interno di un corso come questo, è lo sperimentare tecniche e stili. </span></span></h2><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: helvetica;">Mettersi in gioco attraverso la scrittura, lasciandosi andare, evitando di
controllare ciò che emerge e che sentiamo essere bene condividere.<br /> </span><span style="font-family: helvetica;">Il testo di oggi ne è un esempio.</span></span></h2><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: helvetica;">L’autore ha trasformato in parole
sensazioni e riflessioni legate a un sogno (onirico).</span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 12pt;"><o:p><b> </b></o:p></span></p>
<h3 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 12pt;"><o:p> <span style="font-family: Architects Daughter;"><br /><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;">Ho fatto un sogno</span></div></span></o:p></span><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><div style="text-align: center;">di C.N.</div><o:p> <br /></o:p>Ho fatto un sogno.<br />Ne ho fatti tanti altri, dopo.<br />Ne avevo fatti moltissimi, prima.<br />Ma il sogno di cui sto per scrivere
resta unico nel suo genere.<br />Si dice che le cene pesanti condizionino
i sogni.<br />Eppure, quella sera, avevo mangiato un
brodino.<br />Per di più, la notte seguente quella
sera, sperimentai un altro sogno!<br />E allora?<br />E allora, il fatto è che quello di cui
sto per scrivere lo avevo sperimentato nel pomeriggio, dopo un pranzo leggero,
e nemmeno il pomeriggio precedente quella sera.<br />Mi è difficile scriverne, ho un po’ di
confusione.<br />A volte penso che non sia stato un
sogno, ma un’esperienza diversa: peccato che non sappia identificarla.<br />Quel pomeriggio (quello del sogno), ho
chiuso gli occhi sulla poltrona dove amo leggere i libri difficili.<br />E ho iniziato a sognare.<br />A sognare … di sognare che sognavo.<br />Che sognavo … di sognare.<br />Di sognare che sognavo.<br />In cascata.<br />La cascata continuava, annidandosi.<br />Mi sembrava tutto chiaro, mentre
dormivo!<br />La successione di “nidi” pareva
interminabile.<br />Mi scorreva nella mente come un nastro.<br />Contavo i nidi: dieci, …, cinquanta, …,
mille, …, un milione, e così via.<br />Tutto mi tornava, ma non ero tranquillo.<br />A un certo punto, mi pare in
corrispondenza del “nido” un
miliardocinquantamilionitrecentomilasettecentoventotto, mi sono svegliato (nel
sogno, intendo dire), la successione si è interrotta, e – in sogno – alla
posizione suddetta – ho aperto gli occhi e mi sono fissato. E ho esclamato, a
me stesso: “Sveglia, è tardi!”<br />Gli occhi si sono richiusi subito dopo,
e la successione è ripresa.<br />Sembrava inarrestabile.<br />Ero meno tranquillo di prima; direi che
avessi oltrepassato l’interregno ibrido in cui gradualmente si ha la metamorfosi
dalla tranquillità all’agitazione, e che fossi agitato; poco, ma agitato.<br />Quelle tre parole mi avevano allertato,
ma non svegliato.<br />Mi avevano esplicitato il pensiero che
il passaggio dal sonno alla veglia fosse necessario, ma non riuscivo a compiere
il passo.<br />Mi occorreva uno scuotimento, come
quelli che da bambino subivo, sperimentando incubi dai quali mi liberavo,
madido di sudore, svegliandomi all’improvviso.<br />L'incubo arrivò.<br />Per puro caso (così pensai; e così penso
oggi).<br />Arrivò, in corrispondenza del nido
diecimiliardesimo.<br />Si manifestò con la presenza, in quel
nido, di una copia esatta di tutta la successione, dal suo principio<br />fino al nido precedente (il nido numero
novemiliardi-novecentonovantanovemilioni-novecentonovantanovemilanovecentonovantanove).<br />Il suo peso onirico oltrepassava la mia
portata.<br />Il sogno esplose, come una nuvola che
diventa bomba d’acqua.<br />Urlai, impaurito.<br />Ero terrorizzato.<br />Mi svegliai.<br />Scattai in piedi.<br />Era come se una saetta mi avesse
attraversato verticalmente.<br />Grondavo di sudore.<br />La camera da letto era leggermente
illuminata.<br />Eppure non c’erano luci accese; la
tapparella era ben abbassata.<br />I miei familiari erano assenti.<br />Ero l’unica persona in tutta la casa.<br />Anche le altre camere si presentavano
leggermente illuminate, con tutte le luci spente, e nessun raggio luminoso che
entrasse dall’esterno.<br />A un certo punto, entrai nel tinello.<br />Sul tavolo, era aperto un quaderno, del
tipo senza righe e senza quadretti.<br />Mostrava le pagine centrali,
manoscritte.<br />Lessi le parole e mi riconobbi:
parlavano di me, descrivevano l’esperienza che stavo vivendo in quel<br />momento; descrivevano il sogno;
descrivevano l’incubo.<br />Presi coscienza della realtà: ero
solamente un arcipelago di parole e di punteggiatura, manoscritte in un mare di
carta.<br />A quel punto, smisi di provare emozioni,
smisi di vedere, di udire, di sentire il caldo e il freddo.<br />L’incubo era terminato.<br />Anzi non era mai avvenuto.<br />Così come non c’era mai stato il sogno
con i nidi onirici.<br />Ero solamente un arcipelago di parole e
di punteggiatura.<br />Nient’altro.</span></h3><div><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzE7rd4W1aKJAlT355MjrYz_LBmqNubR7xZpfmxIix1c_ipfeIgNHj8dWrZcQA-JxsGCKTbN5u_ZTQriGtXlR425G7SPytayg64vjhXY4FBTcFqWie7U9M-JNdVo-hw1ufg3edvyLHllpA9k3kaOCvuDjEKN9Qt-73n_F75QW8t2qBVZUvq6cPbMz3bXA/s640/moon-4450739_640.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="640" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzE7rd4W1aKJAlT355MjrYz_LBmqNubR7xZpfmxIix1c_ipfeIgNHj8dWrZcQA-JxsGCKTbN5u_ZTQriGtXlR425G7SPytayg64vjhXY4FBTcFqWie7U9M-JNdVo-hw1ufg3edvyLHllpA9k3kaOCvuDjEKN9Qt-73n_F75QW8t2qBVZUvq6cPbMz3bXA/w640-h640/moon-4450739_640.webp" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></div>
Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-79120139644515900702023-12-22T23:37:00.000-08:002023-12-22T23:37:44.569-08:00Undicesimo incontro di scrittura creativa.<p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;"> Di Natale parlano in tanti!</span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Se ne parla per decantarne i pregi e difetti o semplicemente per riviverne alcuni passati immergendosi in nostalgie.</span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Se ne parla usando parole di pace, di fratellanza, di amore oppure sottolineando come di queste parole abbia ormai perso completamente il significato. </span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Ma cambiare punto di vista ed esercitarsi a raccontare gli eventi da prospettive diverse, fa parte delle esercitazioni di un corso di scrittura.</span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Il testo che vi propongo oggi, assieme agli Auguri di un Sereno Natale e un Felice 2024 ne è un buon esempio.</span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">E se vi andasse di lasciare un commento sappiate che sarà gradito all'autrice del testo, ma anche ai suoi compagni di corso. </span></p><p><br /></p><p></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">A ciascuno il suo albero: un acero.<br /></span><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">di S.B.</span></span></h1>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">L’autunno si annunciava, timidamente, con i temporali di fine
agosto.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Poi, le notti più fresche di settembre, iniziavano a far
raggrinzire le mie foglie verdi.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ero felice perché presto sarebbero tornati i bambini.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Io e i miei fratelli ombreggiavamo il grande cortile della
scuola. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Il primo ottobre arrivavano in frotte gli scolari, le voci
rimbalzavano sulle foglie, sui rami, sui tronchi e riempivano di gioia il
nostro spazio. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Li ricordo ad uno ad uno i miei bambini.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Giulio arrivava di corsa e abbracciava il mio tronco come se
ritrovasse un amico.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Luigi spiccava un grande salto e si issava sui miei rami più
bassi cercando di scalare il fusto per giungere in cima.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Maria, curiosissima, si fermava a raccogliere le foglie cadute
scoprendo che ognuna è diversa dall’altra. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Antonio, alto e spavaldo, staccava piccoli pezzi di corteccia
e se li infilava in tasca. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Luisa, timidissima, avanzava piano e con le manine faceva una
carezza alla mia scorza dura.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ricordo i loro giochi quando, nell’intervallo, al suono della
campanella uscivano di corsa.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Paolo era sempre il primo ad appoggiare la mano su di me
“giochiamo a nascondino? Conto io!” e subito, con il capo biondo sul braccio, iniziava
“uno due tre…. Venti. Vengo!”<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Corse a perdifiato e piccole mani che mi schiaffeggiano
gridando “libero…libero…” <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ricordo anche gli scambi tra i miei compagni alberi quando
giocavano ai “quattro cantoni” e tanti altri divertimenti che solo i bambini
sanno inventare. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Un primo ottobre non sono più tornati e per molto tempo la
scuola è rimasta chiusa. Passavano le stagioni e noi rimanevamo soli e in
attesa.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Un certo giorno abbiamo sentito un gran trambusto sono
entrati nel cortile un grosso camion, una gru, e degli escavatori.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Noi poveri aceri non potevamo che guardare ansiosi mentre con
i grandi mezzi gli uomini si affaccendavano intorno alla scuola e scavavano
buche nel cortile.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ho capito che eravamo di intralcio ai loro lavori quando
hanno espiantato i miei fratelli e sono rimasto solo nell’angolo più remoto del
cortile circondato da tanto cemento.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">E’ passato molto tempo, nella scuola sono tornati dei bimbi
più piccoli che mi guardano con curiosità ma non vengono a giocare con me forse
perché sono solo, vecchio e con una grossa crepa nel tronco.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ho sentito un adulto che diceva “non avvicinarti potrebbe
cadere, bisognerà abbatterlo”.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Non potrei mai fare del male ad un bambino ma, solo e senza
terra intorno per espandere le mie radici, non riuscirò a vivere ancora per
molto tempo.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5MZgCD-AK7IWtSJ4nJR8GHNWyQ-pCkrI95h8JUghYHcP5JM-3p2KHl3fsrTu-_9dr-JO09HhaRRNSTfrD4mZ5I4Qm_Cstm7UrHQck8hkDl3qSfQQj0-K-DX03mVeN9TXuMFc4s9AgrL4cd28SfqhLI2SkJAT2Cdt5Hdc-Rbo2lncjPn26X8Ah-iI2O28/s640/hut-6968718_640.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="441" data-original-width="640" height="442" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5MZgCD-AK7IWtSJ4nJR8GHNWyQ-pCkrI95h8JUghYHcP5JM-3p2KHl3fsrTu-_9dr-JO09HhaRRNSTfrD4mZ5I4Qm_Cstm7UrHQck8hkDl3qSfQQj0-K-DX03mVeN9TXuMFc4s9AgrL4cd28SfqhLI2SkJAT2Cdt5Hdc-Rbo2lncjPn26X8Ah-iI2O28/w640-h442/hut-6968718_640.webp" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span><p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><o:p><span style="font-family: Architects Daughter;"> </span></o:p></span></p><br /><p></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-28214231029383376952023-12-15T22:51:00.000-08:002023-12-15T22:51:59.281-08:00Decimo incontro di scrittura creativa.<p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Le emozioni sono difficili! Lo sono da descrivere, da raccontare, da condividere, da riconoscere, da accettare. Si annidano dentro di noi e a volte esplodono con tutta la consapevolezza necessaria ad accettare la loro esistenza. </span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Siamo tutti «bravi» quando dobbiamo condividere sensazioni considerate «buone», capaci di sottolineare quei valori che ci hanno insegnato, a volte, imposto, che ci hanno reso le persone che siamo. Ci sentiamo invece meno abili quando siamo invitati a parlare di quegli stati d'animo che non possono provocare o evocare sentimenti positivi. </span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">La sfida a cui invito tutti i partecipanti al mio corso è provarci! </span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Non importa in quanto tempo, con quali parole, con che stile, ma provarci!</span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Il testo che vi propongo oggi, ha perfettamente assolto il compito assegnato, ovvero scrivere una storia che avesse che contenesse una rabbia «inopportuna».</span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Buona lettura! E se aveste voglia di lasciare un commento, sappiate che sarebbe il benvenuto!</span></p><p></p><p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><br /></p><h1 style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Cara
Odette </span></div><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><div style="text-align: center;">di G.F.</div></span></h1><p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><o:p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></o:p></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Odette,<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">c’è
mancato poco che scrivessi cara: l’educazione inculcatami fin da bambina stava
per tradirmi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Odette
e basta, invece. Ti scrivo come si faceva forse cent’anni fa. Foglio e penna,
in corsivo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Volevo
affrontarti a viso aperto, in una discussione civile. E in effetti
all’appuntamento che ti avevo fissato, al bar dei Portici, ultimo tavolo
nell’angolo a destra, ci sono quasi arrivata.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ti ho
vista di lontano, sempre perfettina, elegante, puntuale, ma non ce l’ho fatta
ad avvicinarmi. Non perché mi mancasse il coraggio, ma perché ne avevo troppo e
avrei potuto spingermi ben aldilà di una semplice conversazione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Adesso
scrivo con la destra mentre con la sinistra tengo la manina di Mimmo che si è
appena addormentato dopo un pianto disperato: voleva che continuassi a
leggergli la storia dei coniglietti dal libro che tu amorevolmente gli hai
regalato qualche giorno fa. Adora quei coniglietti rosa che io detesto come il
fumo negli occhi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Non
so se Luca, di là in soggiorno, è ancora sveglio davanti alla play-station con
l’ultimo giochino che graziosamente gli hai donato.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ogni
volta che sei entrata in casa nostra avevi un omaggio per loro, i miei figli.
Hai sfruttato tutte le occasioni, tutte le ricorrenze per essere presente.
Maledizione, persino al funerale di mio suocero (del quale non poteva
importartene di meno) ti sei presentata come una modella di Vogue dall’incedere
regale. L’ombretto in tinta con l’abito è stato per me un pugno nello stomaco.
Dubitavo di te, ma eri la collega, l’amica di famiglia e non pensavo che vi
sareste spinti a tanto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Il
vostro ufficio, le vostre scrivanie una di fronte all’altra, la complicità nel
lavoro. Cosa mi mancava per capire?<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">E
invece ho aspettato che fosse il padre dei miei figli a spiattellarmi in faccia
la vostra squallida storia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Lui
non ce la fa più, vuole incominciare una nuova vita con te; questa vita, la
nostra, gli sta stretta, povero caro. Peccato che se ne accorga dopo due figli,
una casa costruita insieme...e basta.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Odette,
sto divagando. È a te che mi rivolgo adesso, e non per piangermi addosso. Avrei
dovuto mandarti solo un messaggio breve e conciso: ti odio, vi odio con tutta
me stessa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Lui
te lo incarto ben bene e te lo mando con i più velenosi auguri che mi vengono
dal cuore. Il libro dei coniglietti l’ho bruciato in bagno, senza sporcare
attorno, e adesso faccio a pezzi anche questa pagina come vorrei tanto fare a
pezzi te.<o:p></o:p></span></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Firmato:
l’altra</span></p><p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">.<o:p></o:p></span></p><p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNkh8lNDjbFEUa4e3zWR2JS2FcQ4_hJFl_fs4reA6kBGgpvR2kH7fvzpOF28LNHjrJlT970ZmHidObuJ5hTZL5NuqAp7Rjn0D2_5sQNwAUpZWJ_XN-KPCf3TXNpbEFPGPDePXJfrsFCm9YHmxuATVbM75LLiMyu49tmHxYTA2qfoJdGDLBjB0kV8OOHgg/s1280/woman-4178302_1280.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="934" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNkh8lNDjbFEUa4e3zWR2JS2FcQ4_hJFl_fs4reA6kBGgpvR2kH7fvzpOF28LNHjrJlT970ZmHidObuJ5hTZL5NuqAp7Rjn0D2_5sQNwAUpZWJ_XN-KPCf3TXNpbEFPGPDePXJfrsFCm9YHmxuATVbM75LLiMyu49tmHxYTA2qfoJdGDLBjB0kV8OOHgg/w468-h640/woman-4178302_1280.webp" width="468" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span><p></p>
<p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><o:p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></o:p></p><br /><p></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-57437144840449990492023-12-09T02:54:00.000-08:002023-12-09T02:54:46.547-08:00Nono incontro di scrittura creativa<p> </p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">C’è (anzi ci sono sono) personaggi principali
nelle storie che scriviamo di cui non sempre abbiamo piena consapevolezza. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Sono le <b><i>emozioni</i></b>, positive, negative,
utili, inutili, che danno consistenza ai personaggi, colore alle trame, senso
al narrato. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Se da un lato le persone tendono a ricordare gli eventi meno
gradevoli della propria vita, quando si tratta di raccontare le emozioni forti
e negative, emerge sempre un pochino di riluttanza. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Una delle partecipanti al corso di scrittura creativa dell’Unitre,
però ci è riuscita perfettamente a svolgere il compito richiesto. </span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<h1 style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">O come
odio<br /></span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">di P.C.
alias Agnese</span></b></h1>
<p class="MsoNormal"><o:p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Lei mi chiede, signor giudice, se odiavo mio
marito?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Me lo sono chiesto anch’io, sa. Certo, se
arrivi a uccidere una persona, non la ami di sicuro, ma odiare … è una parola
grossa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">La mia famiglia mi ha insegnato che l’odio è
una brutta cosa, che, se desideri far del male a qualcuno, se detesti quella
persona, non sei un buon cristiano, lo diceva anche padre Michele la domenica a
messa. Io ho sempre voluto essere una buona cristiana e quindi sono sicura che
non lo odiavo. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Mi hanno insegnato anche che bisogna sempre perdonare, porgere
l’altra guancia e io l’ho fatto, eccome se l’ho fatto, lei non sa quante volte.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Dopo pochi giorni che eravamo sposati, mio
marito ha cominciato a picchiarmi. Sa, signor giudice, la prima volta, la
ricordo ancora, la prima volta non si scorda mai. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ho infilato per caso una mia
maglia rossa nella lavatrice e la sua biancheria è diventata rosa. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ha detto che
volevo che i suoi amici lo prendessero in giro, che lo avevo fatto apposta perché
pensassero che era dell’altra sponda ma, invece, non lo avevo proprio fatto
apposta. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Mi ha dato uno schiaffo talmente forte che ho dovuto mettere un sacchetto
di piselli surgelati sulla guancia che è rimasta gonfia per due giorni. E siamo
andati avanti così per tre anni, davvero troppo lunghi sia da raccontare che da
ricordare. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Trovava quasi ogni giorno una ragione per sgridarmi con male parole,
per farmi sentire un’incapace e, se provavo a difendermi o a giustificarmi, arrivavano
le sberle. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ho cercato di parlarne con mia madre ma non mi ha voluta nemmeno
ascoltare, ha detto che una brava moglie non doveva mettere in imbarazzo il
marito raccontando agli altri quello che succedeva dentro casa, che erano fatti
nostri e lei non li voleva sapere. Ho cominciato a pensare che avesse ragione a
darmele perché sbagliavo tante cose, ero maldestra, pasticciona, stavo sempre
in casa a fare niente mentre lui lavorava e tornava stanco e nervoso, ho
cominciato a credere che avesse ragione a trattarmi in quel modo. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Però, poi,
signor giudice, sono rimasta incinta e gli ero tanto grata per questo regalo
che mi aveva fatto, nonostante non me lo meritassi. Un bambino tutto mio! Ero
così felice! </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">E anche lui sembrava contento e non mi picchiava quasi più ma poi,
un giorno, è tornato a casa arrabbiatissimo perché aveva preso una multa, gridava,
io ero spaventata e ho rovesciato la bottiglia dell’olio. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ha cominciato a
picchiarmi davvero forte e, quando sono scivolata a terra mi ha presa a calci. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ho perso il bambino e piangevo sempre ma mio marito ha detto che non dovevo
fare tante storie, che eravamo giovani e ne avremmo avuto un altro e ho dovuto
smettere di piangere perché, se si accorgeva che lo avevo fatto, mi picchiava. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Poco tempo dopo è venuta ad abitare con noi la mia sorellina per frequentare le
medie che in paese non c’erano. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Lui non le toglieva gli occhi di dosso, le
sorrideva, la accarezzava e, una notte, ho sentito che si alzava e andava nella
sua stanza. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ecco, signor giudice, io forse prima non lo odiavo ma, quella
notte, paralizzata nel mio letto, con gli occhi sbarrati nel buio, ascoltando i
gemiti disperati di mia sorella, io, quella notte, spinta dalla disperazione e
dalla paura per lei, ho dolorosamente partorito quell’odio che, a mia insaputa,
da anni mi cresceva dentro, al posto di quel figlio che tanto desideravo. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Era
un odio affilato, duro, implacabile e senza appello: signor giudice, è in quel
momento che ho deciso che lo avrei ucciso, anche se non era una bella cosa. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><o:p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></o:p></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhylBh1NHV0PeECPhvPL5Zjk6ZxDI_bZKIXBemg6rapsbqUL85P2NBsSec5fScyH88o-tPFuOqfkFwc5va-q2SpLdGPgBpqXlayYhZEqG5P9p4cs63BIHrCEIk-0UMddc6FtduIOqdREZuLcK9EH2Hce80Cuh3vMSgViO2JlyZdvsfw-oOzt2NkaMHGv7I/s640/wife-7561838_640.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="640" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhylBh1NHV0PeECPhvPL5Zjk6ZxDI_bZKIXBemg6rapsbqUL85P2NBsSec5fScyH88o-tPFuOqfkFwc5va-q2SpLdGPgBpqXlayYhZEqG5P9p4cs63BIHrCEIk-0UMddc6FtduIOqdREZuLcK9EH2Hce80Cuh3vMSgViO2JlyZdvsfw-oOzt2NkaMHGv7I/w640-h640/wife-7561838_640.png" width="640" /></a></span></div><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><o:p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></o:p></span></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-9000391115352385032023-12-03T22:46:00.000-08:002023-12-03T22:51:52.091-08:00Ottavo incontro di scrittura creativa.<p><span style="font-size: medium;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Ognuno ha il proprio concetto di
narrazione che non sempre coincide con il proprio stile.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Succede spesso che i partecipanti a un
corso di scrittura dicano che vorrebbero scrivere come… e inseriscono questa
possibilità tra gli obiettivi. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Pur comprendendo quanto farebbe piacere essere
un secondo Manzoni o Simenon, non posso fare a meno di pensare che è come dire:
vorrei vivere la vita di un altro e non la mia. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Non ci sono stili migliori di altri. Ci sono
stili e basta!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Possono piacere o non piacere
esattamente come possiamo piacere o non piacere noi come persone, ma proprio
come accade nella vita il «cambiamento» avviene solo nel momento in cui si è
capaci di accettare ciò che siamo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Il modo in cui scriviamo è unico e può modificarsi,
crescere, cambiare oppure rimanere fermo, bloccato. La scrittura è un percorso.
Lo stile il suo compagno di viaggio. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;"> </span></o:p></p>
<h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: "Architects Daughter"; font-size: large;">Atto unico</span></div><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><div style="text-align: center;">di G.F.</div></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Pomeriggio afoso di tardo settembre. La
sala d’attesa della Guardia Medica di Rocca Cannuccia è una stanza con poche
sedie di ferro e qualche macchia d’umidità alle pareti. Si spalanca la porta
violentemente. Paolo, visibilmente incavolato, entra e fa cenno a Francesca,
che lo segue, di sedersi in uno dei posti rimasti vuoti. Tutti gli astanti
hanno l’aspetto sofferente o annoiato. Dietro loro due entra una ragazza di
colore con un bel pancione da gravidanza avanzata.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Si ferma in un angolo, con aria
intimidita, ma Paolo le indica la sedia vicino a Francesca. Lui, sempre più
aggrondato, si siede per terra, appoggiato alla parete. Indossa dei jeans e non
è affatto preoccupato di sporcarli su un pavimento non esattamente pulito.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Al loro ingresso le altre persone si
sono girate a guardare Francesca che nasconde metà del viso dietro una grande
foglia di acero rosso. Per un momento la curiosità ha la meglio, poi ripiombano
tutti nei loro pensieri. Paolo si rivolge a Francesca:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Potresti anche smetterla con la tua
pagliacciata!” esclama tra i denti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Chiamala come vuoi. Saprò ben io come
definirla al momento opportuno!” replica lei piccata.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Non fare la vittima. Ti piace essere al
centro dell’attenzione, vero?” quasi grida lui.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Sei solo un vigliacco: prima alzi le
mani, poi hai paura di affrontare le tue responsabilità!”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Non ho paura di niente. Vigliacca sei
tu che ti nascondi con quella ridicola … roba!”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Aspetta che abbassi questa ridicola
roba, come la chiami tu! Tutti vedranno come mi hai ridotta!” <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ribatte Francesca.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">I due hanno sensibilmente alzato la voce<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">La ragazza di colore si avvicina piano a
Francesca: “Scusa, Mi chiamo Jamila. Posso vedere cosa ti ha fatto?”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Francesca le permette di guardarle il
viso e dietro la foglia le due parlottano fra di loro. Si recepiscono solo
esclamazioni di stupore e indignazione da parte di Jamila e di lamento da parte
dell’altra.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Intanto Paolo, cercando di captare le
loro parole, tiene il volto tra le mani. Comincia a pensare che quella storia
rischia di costargli cara. Perché’ non si è controllato invece di lasciarsi
prendere dall’ira? Certo lei lo ha provocato, ma in fondo era soltanto una
sciocchezza. Conclude tra sé amaramente che la gelosia è una cattiva
consigliera.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Intanto le due ragazze hanno alzato
leggermente la voce. Paolo si fa più attento.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Abiti in questo paese?” sta chiedendo
Francesca.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Ci sono arrivata da poco. Sono nata in
Somalia, ma risiedo in Italia da quando ero piccola. Emigrata con i miei:”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Di quanti mesi sei?” le chiede
Francesca.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Sette mesi. Da qualche giorno ho tanto
mal di schiena. Voglio che la dottoressa mi controlli. Ho paura per la mia
bambina!” Poi continua: “Non ho soldi. Solo problemi!”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Perché dici così?”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“E’ una storia lunga-risponde Jamila.
Per mia disgrazia sono bella e so di esserlo. Ho conosciuto un uomo che mi ha
promesso qualsiasi cosa, se posavo per lui. Mi sono illusa di diventare<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>una famosa fotomodella e invece… la vanità mi
ha tradita!”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Cosa ti ha fatto?” ribatte Francesca.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Mi ha usato violenza e adesso...mi
ritrovo con un figlio in arrivo. Sola…”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Che brutta storia! Tutto ben più grave
di quello che ho patito io .Anch’io sono vanitosa, Jamila.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ho voluto divertirmi con un altro e ho
fatto ingelosire Paolo. Con questo non lo scuso certo!” Così dicendo
Francesca<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si rivolge bruscamente a
Paolo:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">“Sei stato uno stupido bastardo a
lasciarti andare così! Alzati da quell’angolo, adesso! Jamila qui ha bisogno
d’aiuto!”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Paolo lentamente si alza e si avvicina.
Adesso parlottano in tre. Concludono che Jamila non ha bisogno urgente del
medico e Francesca neppure. Decidono di recarsi nel bar più vicino: una merenda
sostanziosa farà bene a tutti e tre, anzi a tutti e quattro. Escono. Francesca
lascia la foglia sulla sedia, forse se ne è dimenticata, forse tornerà a
riprenderla...<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcJ-Hfwx36ya8dsADFSigIQxeeAx77TJPu2jHjSoIlcj5ZuBL2YzxqA5jMhyHtkw9d0DZvlYNljMFE-9D-Cn8dSvoQ8e6I0FyxLiw-cTcYZzJ4DYohvWVIAi2kvBw9l871tStLRjRrCI1Bl04dMRSV-881cVAT_D5A9gMXnUC4CGJDpbWtd-YtZ6SdSEE/s1280/veterinary-8141783_1280.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="502" data-original-width="1280" height="252" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcJ-Hfwx36ya8dsADFSigIQxeeAx77TJPu2jHjSoIlcj5ZuBL2YzxqA5jMhyHtkw9d0DZvlYNljMFE-9D-Cn8dSvoQ8e6I0FyxLiw-cTcYZzJ4DYohvWVIAi2kvBw9l871tStLRjRrCI1Bl04dMRSV-881cVAT_D5A9gMXnUC4CGJDpbWtd-YtZ6SdSEE/w640-h252/veterinary-8141783_1280.png" width="640" /></a></span></div><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span><o:p></o:p></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-50492980627651405332023-11-26T23:04:00.000-08:002023-11-27T03:39:14.557-08:00Settimo incontro di scrittura creativa. <p> </p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: helvetica;">Ogni lettore ha le sue aspettative
quando sceglie un libro. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: helvetica;">Gli adulti possono sceglierle in base ai
loro interessi generi e autori, i bambini spesso si devono «accontentare» di
ciò che viene loro comprato o regalato.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: helvetica;">I contenuti adatti ai più piccoli però,
sono spesso anche quelli che attirano i grandi e, far sperimentare la scrittura
di testi che ci permettono di esplorare le parti di noi che meno ascoltiamo, può
essere divertente. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: helvetica;">Cenerentola, nella versione di Walt
Disney canta: «Nel sonno non hai pensieri. Ti esprimi con sincerità …». Freud invece
sosteneva che il sogno fosse «il modo in cui il nostro inconscio comunica con
noi».<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: helvetica;">L’autrice che vi propongo oggi ha
sognato una sua paura. </span><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></p><h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Vi racconto un sogno</span></span></div><span style="font-family: Architects Daughter;"><span style="font-size: 14pt;"><div style="text-align: center;"><span style="font-size: 14pt;">di A.P.</span></div></span><span style="font-size: 14pt;"><div style="text-align: center;"><span style="font-size: 14pt;"> </span></div></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ho paura dell’aereo, sì, direi da
sempre. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Tantè che non volo più. Dicono che sia
una </span></span><span style="font-family: "Architects Daughter"; font-size: 14pt;">fobia, forse superabile, ma ho fatto un
sogno, questo: saliamo sull’aereo luccicante all’aeroporto di Torino, ansia; ci
sistemiamo nei posti prenotati, aumenta l’ansia.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Finché siamo stati a terra sono stata
quasi calma, preoccupata solo di finirla presto, ma ora controllo che dal mio
posto a sedere si raggiunga facilmente l’uscita di sicurezza. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Riconosco dall’interno il mio sguardo,
quello che osserva intorno in cerca di un segno che mi dia il polso della
situazione. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Guardo il personale di bordo, scruto i
loro visi, ascolto le loro parole, non c’è segno di allarme.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Possibile?<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">I miei compagni di viaggio mi parlano,
sono infastidita dal disturbo che mi<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">arrecano, non mi lasciano concentrare
sul mio problema, l’ansia. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Il personale spiega i percorsi di
sicurezza, come comportarsi con le mascherine in caso di mancanza di ossigeno. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Faccio molta attenzione. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Al rullare sulla pista stringo i
braccioli e sto molto </span></span><span style="font-family: "Architects Daughter"; font-size: 14pt;">dritta contro il sedile in attesa della
accelerata dell’aereo in salita.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Non ancora, non accelera, rulla piano,
non siamo ancora sulla pista di decollo. Passano i minuti, continua a rullare
dolcemente. Il paesaggio intorno cambia, non ci sono più aerei intorno, solo
qualche albero lontano. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ogni tanto un sobbalzo mi rassicura,
siamo ancora a terra. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Passa mezz’ora circa e mi abituo al
rullare, l’ansia si calma, ricomincio a parlare, bevo un sorso di acqua, se
continua così mi va bene, è come viaggiare in pullman, solo un po’più grande. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Due ore dopo chiedo al personale di
bordo: dove siamo arrivati? <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Mi rispondono: siamo già a Bari, un
piccolo salto e siamo di là, non si preoccupi signora, l’autostrada era molto
libera.</span><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7aQlJ8y_ZmYh1h1B_TpDoyqqfBVU2Bg99fTHXlrHzXB_RpGMIZC5J3s6aqWh_2cYJOehug4HiTHbnvDFaGyXo3NkJyJT2F3bb0HB2QUSPYpCyNOlRuAjG9qT1roEWCHnSmcjXB6MrZO6hRqLMXszo6SRPId34rSK3lw6Wkd0CJ2acHd3Z4SpBWAd2y5o/s640/moon-4450739_640.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="640" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7aQlJ8y_ZmYh1h1B_TpDoyqqfBVU2Bg99fTHXlrHzXB_RpGMIZC5J3s6aqWh_2cYJOehug4HiTHbnvDFaGyXo3NkJyJT2F3bb0HB2QUSPYpCyNOlRuAjG9qT1roEWCHnSmcjXB6MrZO6hRqLMXszo6SRPId34rSK3lw6Wkd0CJ2acHd3Z4SpBWAd2y5o/w640-h640/moon-4450739_640.webp" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span><p></p><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: helvetica;"></span></span><p></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-77017648535954321222023-11-17T22:46:00.000-08:002023-11-17T22:50:52.611-08:00Sesto incontro di scrittura creativa.<p> </p><p><span style="font-size: 14pt; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Da che cosa si parte nello scrivere un
racconto?</span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: 14pt;">Di cosa ha maggiormente bisogno chi lo
scrive? <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: 14pt;">Di fantasia? <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: 14pt;">Di capacità di descrivere accuratamente
i dettagli? <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: 14pt;">Di un titolo che faccia da «indicatore
di contenuto»? <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: 14pt;">Di una immagine? <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: 14pt;">Di una musica? <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: 14pt;">Di saper interessare chi lo leggerà? <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: 14pt;">Di capire quante parole siano necessarie
perché la storia sia efficacemente narrata? <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: 14pt;">Di silenzio? <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: helvetica;">E perché no? Di una stagione? </span><o:p></o:p></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"> </span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: large;">Novembre di G.C.</span></p><p style="text-align: left;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">SAN MARTINO <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">“La nebbia agli irti colli<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Piovigginando sale<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">E sotto il maestrale<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Urla e biancheggia il mar;<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ma per le vie del borgo<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Dal ribollir dei tini<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Va l’aspro odor dei vini<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">L anime a rallegrar (…)<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;"> </span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">La poesia del Carducci mi consente di
entrare nella stagione autunnale e specificatamente nel mese di novembre così come lo vivevo io
da ragazzo nel mio paese sito nel Monferrato Casalese. <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Non c’era il mare ma l’atmosfera era la
stessa.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">La nebbia che specialmente al mattino
avvolgeva ogni cosa si diradava poi verso mezzogiorno. I primi freddi cominciavano
a farsi sentire specialmente la sera e alla notte e ci inducevano a stare
ritirati in casa vicino alla stufa a legna o al caminetto che mandavano un
piacevole tepore.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Allora sulle colline del Monferrato c’erano
ancora molti vigneti che producevano molta uva adatta alla vinificazione e ogni
agricoltore aveva al meno qualche filare per produrre vino per la propria
famiglia.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">In novembre il vino nuovo era ormai nei
tini in attesa di essere travasato a dicembre.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Per di più un altro lavoro molto
importante, la semina del frumento, era ormai ultimata.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Quindi gli agricoltori liberi dai lavori
più rilevanti della stagione autunnale cercavano di passare qualche ora in
serenità e allegria riunendosi alla sera nei locali del Circolo giocando a
carte o a biliardo o discutendo animatamente sui fatti del giorno.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Nei giorni di festa o al sabato venivano
preparate da alcune donne del paese cene per gustare il vino novello, i piatti
erano quelli della tradizione piemontese bagna cauda, polenta accompagnata magari
da qualche capo di selvaggina (lepre, fagiano) catturato dai cacciatori locali. <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Nelle feste importanti non mancavano mai gli agnolotti o il risotto
al vino.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Durante queste cene venivano raccontate
da parte di qualche commensale delle storie ed esperienze vissute specialmente
nel periodo della seconda guerra mondiale.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Sergio raccontava le sue avventure
inverosimili durante la campagna d’Africa dove era stato inviato come soldato
del Regio Esercito, raccontava le sue scorrerie insieme ad altri commilitoni nei
villaggi etiopi, i suoi rapporti con i Ras locali e soprattutto con le ragazze
del posto che, diceva, molto simpatiche e accoglienti.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Enrico invece raccontava la sua dolorosa
permanenza in un campo di concentramento tedesco dove ormai disperato e
affamato era riuscito a sopravvivere mangiando bucce di patate e altri resti
provenienti dalla mensa delle SS. Inoltre aveva fatto amicizia con Isaia, ebreo
italiano anch’esso prigioniero, che qualche ora prima di entrare nella camera a
gas gli aveva regalato del cioccolato che era riuscito a portare con sé
dall’Italia. <o:p></o:p></span></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Questo a grandi linee è il novembre anzi
l’autunno che si trascorreva parecchi anni fa in un paese posto sulle dolci colline del Monferrato
Casalese dove si sentivano ancora le
conseguenze della Guerra
e la vita era ancora
scandita dal succedersi delle stagioni. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhAPEGmxOf0seRN_vRpjtQ1q9qnbt6xmM4JtFSmiQMT3Zr2blEqNpw9AZEeW7QVp6CERXTyz_aR5EfIxLcInawaks6rBkf-rMRvsA_0lpc3o8J7sJ2NCgN7oy_IaTEcYLwryLnwaW-SnfzQkB7xh9Q0m1Bbya44HWtjTX8ecfzNmwpv6bvbc4jOUqrHno/s640/field-4925488_640.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="640" height="512" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhAPEGmxOf0seRN_vRpjtQ1q9qnbt6xmM4JtFSmiQMT3Zr2blEqNpw9AZEeW7QVp6CERXTyz_aR5EfIxLcInawaks6rBkf-rMRvsA_0lpc3o8J7sJ2NCgN7oy_IaTEcYLwryLnwaW-SnfzQkB7xh9Q0m1Bbya44HWtjTX8ecfzNmwpv6bvbc4jOUqrHno/w640-h512/field-4925488_640.jpg" width="640" /></a></span></div><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /> <o:p></o:p></span><p></p><h2 style="text-align: center;"><br /></h2>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-10121405516561359002023-11-06T22:44:00.006-08:002023-11-06T22:44:43.093-08:00Quinto incontro di scrittura creativa.<p> </p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Che ne pensate dei proverbi? </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Vi piacciono? </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Vi incuriosisce sapere come sono nati? </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Quali messaggi educativi (ammesso che tutti ne abbiano) contengono? </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Siete stati condizionati da qualcuno di loro?</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Scrivere permette di indagare anche quegli aspetti di noi che sentiamo essere fortemente condizionati da chi o da cosa abbiamo ascoltato in passato, magari trasformando le parole udite, in regole perentorie da seguire che mal si adattavano (o si adattano) a ciò che siamo. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Oggi con il testo che segue vi portiamo, appunto, nel mondo dei proverbi!</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><br /></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Il proverbio che non mi è mai piaciuto di D.P.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Non mi sono mai piaciuti i proverbi: trovo siano il modo frettoloso e furbo di definirli “detti popolari “ mutuando al popolo i più banali e scontati luoghi comuni.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Troppo facile, sarebbe, calare la carta proverbi sulle donne con righe di sciocchi stereotipi del tipo chi dice donna dice danno, donne e buoi dei paesi tuoi o le incommentabili donna nana tutta tana o donna baffuta sempre piaciuta: preferisco solo citarli ed esporli al pubblico ludibrio.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Vorrei, invece, soffermarmi su un odiosissimo proverbio che ha, però, numerosi e assidui accoliti: chi fa da sè fa per tre.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Agli inizi della mia carriera lavorativa ho spesso incontrato solerti colleghe, disperate dall’ingresso di una nuova, che si premunivano di farmi sapere che abbiamo sempre lavorato così dove "abbiamo" era un plurale maiestatis. A suffragio mi mostravano un quadernetto (lo chiamavano così) dove appuntare a matita (rossa o blu a seconda dell’esigenza) i segreti dell’azienda.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ovviamente non erano segreti ma maniacali procedure, che rasentavano riti scaramantici, per eseguire normali, normalissime pratiche di lavoro.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Erano regole che le solerti impiegate si erano inflitte per non sbagliare e avere tutto sotto controllo ignorando che richiedevano una bella mezz’ora per portare a termine una operazione di 10 minuti.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Potremmo provare a mettere tutto sul pc provai a dire ma neppure padre Karras dell’esorcista si sarebbe conquistato uno sguardo più satanico.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Come osavo, io, intervenire nella loro assodata routine? Spesse volte ho sospettato che tutta questa inutile solerzia non fosse tanto praticata per perseguire il bene dell’azienda quanto quello del loro portafoglio che si gonfiava a suon di straordinari.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Era questione di sopravvivenza la mia, abbozzavo fino a che un giorno mi arrivò mi arrivò la frase delle frasi faccio prima a farlo che a spiegartelo.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Fu il momento che capii che in quell’ufficio sarebbe stata dura. Poi, con il tempo, le cose girarono dalla mia parte e le mie colleghe spesso, al mio passaggio, bisbigliavano tra loro un altro ridicolo luogo comune: si stava meglio quando si stava peggio.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Nella mia vita lavorativa le cose sono andate molto avanti sempre però con il coltello tra i denti ma ogniqualvolta mi fu presentata una nuova collega per l’inserimento in azienda, posso dire MAI e poi mai, mi sono rifugiata nell’ostruzionismo, anzi, ho cercato di gestire le potenzialità della nuova arrivata fino a renderla autonoma nelle sue mansioni.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Il sapere è condivisione, nulla del sapere è tuo perché è proprio quando diventa esclusivo che si fossilizza. La conoscenza ha bisogno di espandersi, modificarsi, confrontarsi, non a caso l’invenzione della stampa, che ha diffuso a molti le conoscenze di alcuni, è considerato uno degli eventi che hanno cambiato la storia.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Chi fa da sè fa per tre è un orrore: dovessi, proprio, scegliere un proverbio sceglierei l’unione fa la forza.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSHZGCGWnVO5mtAyurLA5q7cAgep4dbJ0O8f2KcOCgg2kLFofRmeK3Tkf3I0MdXsVUwjkBBLEUA2QOPbd7zrG2WV_iS9CogauP_WUHD_zsdMgtA6YY3P71kBwfByiDO9y0Puag0jRHQC2sslq80MS7nJ466r6lP2IQjPt4Q7aD1U2fVIPcvBkuc75VmNk/s640/autumn-8309311_640.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="543" data-original-width="640" height="544" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSHZGCGWnVO5mtAyurLA5q7cAgep4dbJ0O8f2KcOCgg2kLFofRmeK3Tkf3I0MdXsVUwjkBBLEUA2QOPbd7zrG2WV_iS9CogauP_WUHD_zsdMgtA6YY3P71kBwfByiDO9y0Puag0jRHQC2sslq80MS7nJ466r6lP2IQjPt4Q7aD1U2fVIPcvBkuc75VmNk/w640-h544/autumn-8309311_640.jpg" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span><p></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-85943021202265166952023-10-30T23:50:00.004-07:002023-10-30T23:52:20.797-07:00Quarto incontro di scrittura creativa.<p><span style="font-family: helvetica;"> All'Unitre di Alessandria il laboratorio di scrittura è qualcosa di più di un un gruppo in cui sperimentare narrazioni e condividerle. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">E' un «luogo di confronto», uno spazio senza confini, in cui giocare e creare narrazioni fatte di ricordi, fantasie, momenti allegri ed altri meno. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Un viaggio spesso tra passato e presente, tra ciò che eravamo e ciò che siamo, tra ciò che saremmo potuti essere e ciò che abbiamo deciso o potuto essere. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Ma poiché quando scriviamo, spesso parliamo più a NOI che agli altri, un buon testo non dovrebbe solo piacerci, gratificarci ma anche far entrare nel mondo di cui stiamo parlando, chi ci ascolta.</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Questo accadde ogni volta. Ed è un bel momento!</span></p><p><br /></p><p></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Quella volta
in cui … di A.C.</span></span><span style="font-family: "Architects Daughter"; font-size: 14pt; text-align: justify;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; tab-stops: center 240.95pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">A volte la
percezione sbagliata di una parola porta a interpretazioni del tutto distorte
dalla realtà. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; tab-stops: center 240.95pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">A questo
proposito ricordo quella volta in cui presi un madornale abbaglio tragicomico.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; tab-stops: center 240.95pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Era giugno inoltrato,
Edoardo aveva 6 anni e Carlo l’aveva portato in piscina a casa di amici per
giocare con altri bambini. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Ero quindi libera da impegni familiari.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Avevo accettato l’invito di un’amica ce aveva
organizzato nella casa di campagna un piccolo torneo di burraco. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Aveva disposto i tavoli sull’erba, all’ombra degli
alberi di albicocche. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Era una splendida giornata di sole, ormai calda,
stavamo giocando e chiacchierando amichevolmente al profumo dei fiori nelle
ciotole intorno a noi e delle albucocche sopra le nostre teste.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Qualche amica nelle pause si alzava e ne raccoglieva
un cestino per distribuirle sui tavoli. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">In quella pace trillò un telefono. Era il mio.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Mio genero mi chiedeva concitato l’indirizzo della mia
dentista di Alessandria, non avrebbe fatto in testo ad arrivare dal suo
dentista di Torino.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">«Che cosa è successo?» gli chiesi preoccupata.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">«Edoardo è caduto sul bordo della piscina tuffandosi,
ha battuto il mento e gli è saltato un dente. Non posso parlarti. Ho i denti in
bocca.» E chiuse la comunicazione.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Rimasi interdetta e poi scoppiai a ridere, e con me
risero le mie amiche a cui avevo riferito la telefonata! Dove avrebbe dovuto
avere i denti se non in bocca?<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Più tardi mio genero mi spiegò che il dente era stato
riattaccato perché era riuscito a tenerlo nel liquido fisiologico della sua
bocca. Per questo non si era dilungato: non aveva tempo da perdere. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Aveva detto «il dente» ed io avevo capito «i denti»!<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Il dente aveva potuto essere riattaccato, ma non aveva
poi tenuto. Era stato sostituito da un provvisorio, modificato successivamente
negli anni, in base alla crescita di Edoardo. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Architects Daughter;">Solo quest’anno è stato impiantato quello definitivo. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><span style="font-size: 14pt;">Edoardo ha 20 anni.</span><span style="font-size: 18pt;"><o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Architects Daughter;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: Architects Daughter;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7VqrtNNJnqIvVxF14jG0i8YevxxlmCjPub8JyI0GQ1lZ6Dg8TWjqk-paBTfwKJRDe2Bdl1yBNmFTzuwt8yYeTC3BSVuVPw6g0e0m4pthF6l2BAQyWnXKc4BWMa4FcgX8yPmDLmbuZ7OpQAzukXPCQS-thnO_YKbRCNKsQIqYB8_avCIoWGNf1BfmC1-k/s1280/tooth-1670434_1280.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1280" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7VqrtNNJnqIvVxF14jG0i8YevxxlmCjPub8JyI0GQ1lZ6Dg8TWjqk-paBTfwKJRDe2Bdl1yBNmFTzuwt8yYeTC3BSVuVPw6g0e0m4pthF6l2BAQyWnXKc4BWMa4FcgX8yPmDLmbuZ7OpQAzukXPCQS-thnO_YKbRCNKsQIqYB8_avCIoWGNf1BfmC1-k/w640-h640/tooth-1670434_1280.webp" width="640" /></a></span></div><span style="font-family: Architects Daughter;"><br /><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span><p></p><br /><p></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-19735419427483479562023-10-24T23:11:00.007-07:002023-10-24T23:11:49.203-07:00Terzo incontro di Scrittura Creativa.<p> </p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">Durante un corso come questo la risorsa
maggiore è il gruppo. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">L’insieme di persone che creativamente
si mettono in gioco e, scrivendo parole, creano narrazioni capaci di evocare
ricordi, sensazioni, emozioni. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Quando ci accingiamo a comporre un testo
subentra quasi sempre una lieve paura di non trovare il modo migliore per
farlo. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Oppure di non riuscire a trasmettere
quello che vorremmo a chi eventualmente lo leggerà.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Ma scrivere è prima di tutto una comunicazione
con noi stessi. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Un modo alternativo per comunicare ciò
che a parole forse non avremmo mai detto.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: helvetica;">Il testo che vi propongo oggi, scritto
da un partecipante al corso, ha per titolo: «Ho fatto un sogno».</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Ho fatto un sogno di Roberto D.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Ho sempre pensato che quello che
ingurgito alla sera, influisca sulla mia psiche nella notte! Se ceno a
insalata, non succede nulla! Se ceno a insalata e … mozzarella… sogno!</span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Sono arrivato alla conclusione che a
seconda del prodotto caseario mangiato, il mio sonno viene turbato da incubi o
da fantastiche allucinazioni.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Qualcuno sostiene che i peperoni sono il
cibo migliore per poi sognare nella notte; qualcun altro, invece, pensa che lo
stracotto di cinghiale sia imbattibile. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Io rimango fedele ai miei cari formaggi!
<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">La sera prima dell’esame di maturità,
nell’ ormai lontana estate del 1977, ebbi la brillante idea di ingollare due
etti e mezzo di fantastico gorgonzola! E… buona notte <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">ai suonatori!! <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Spiccai un volo! Una piccola corsa, un
piccolo salto e … su!<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Mi stacco da terra
o meglio, dal pavimento della mia piccola stanza. Raggiungo il soffitto
schivando il lampadario; guardo giù!<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Sto
volando!! Ma come è possibile???<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Davvero
volo???<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma allora è… così facile?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Scendo, esco subito dalla cameretta, corro
velocemente in cortile; sono eccitato; provo il piccolo salto e… su… rispicco
il volo!<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Mi alzo e salgo sempre più in
alto. Allora è vero: sono capace di volare!<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Ma come? Gli altri non ci riescono? Ma come, gli altri non si stupiscono
di me? <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">È BELLISSIMO!!!! <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Volo. Volo e canto! <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">L’aria fresca del mattino mi riempie i
polmoni! Guardo giù! Come mi sembrano piccole le difficoltà del mondo! <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Penso a Bennato: «Ma basta che voli in
alto, m basta che ti alzi un poco, e quello <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">che ti faceva paura era soltanto un
gioco». <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Ritorno nella cameretta ma sono ancora
appiccicato al soffitto! <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Provo a scendere, ci riesco; ecco sono
nuovamente nel mio letto. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Mi sveglio. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">Ora so che posso volare, ora so che
posso rifarlo e lo rifarò decine di volte!... Basta <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;">che mi ricordi, a cena, il gorgonzola!!!</span><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-family: Indie Flower;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN3Qv5YK20PvVmlkGuoQygbkKyxVXT2HB5l8SSLUQGVyPybQe6B2UJA-uzYz65z7CK13hgwC2C0j5uhsYVhXcIaz-k7_ekyWDLvMZkzzHuKYCR0MPFi-4YB8DXCdgQdnbOSg1QLkjFzeAKLwiqY5uXFoJ0Lo58CsFwH2RcLJdxeecsY7Iwl7_k82t3iTI/s640/fantasy-4065898_640.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="640" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN3Qv5YK20PvVmlkGuoQygbkKyxVXT2HB5l8SSLUQGVyPybQe6B2UJA-uzYz65z7CK13hgwC2C0j5uhsYVhXcIaz-k7_ekyWDLvMZkzzHuKYCR0MPFi-4YB8DXCdgQdnbOSg1QLkjFzeAKLwiqY5uXFoJ0Lo58CsFwH2RcLJdxeecsY7Iwl7_k82t3iTI/w640-h640/fantasy-4065898_640.jpg" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Indie Flower;"><br /></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-69286987554111231052023-10-17T22:33:00.003-07:002023-10-17T22:33:34.148-07:00Cosa accade ad un secondo incontro di scrittura creativa.<p><span style="font-family: helvetica;">A</span><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">l secondo incontro, le presentazioni, l'elenco delle motivazioni per cui ci si è iscritti, il piacere sincero di aver rivisto volti conosciuti e quello di poter far diventare famigliari gli altri, finisce in sfondo. </span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Come quando ci si incontra nel punto di ritrovo per un viaggio e dopo i convenevoli, dopo essersi seduti sul pullman, a volte accanto a chi già conosciamo, altre volte vicino a qualcuno che avremo il tempo di conoscere durante il percorso, finalmente si parte. </span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">La prima tappa di questo viaggio ha un titolo: «ho fatto un sogno.»</span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Sognare è importante. </span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Bisognerebbe darsi il permesso di farlo anche ad occhi ad occhi aperti.</span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Abituarsi a far uscire i propri sogni dai cassetti nei quali spesso li teniamo segregati. </span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Salvator Dalì diceva che: «il corpo umano è pieno di cassetti segreti».</span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Ve ne propongo uno, scritto da una partecipante al corso che preferisce firmare il testo con una sigla: E.B. </span></p><p><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Vi auguro una buona lettura e se vi andasse di lasciare un commento, lo farò avere all'autrice. </span></p><p><br /></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><b><u><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Indie Flower;">HO FATTO UN
SOGNO di E.B.</span><span style="font-family: "Indie Flower";"> </span></span></u></b></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">I ricordi
infantili, complice una memoria incerta e un po’ di confusione, assumono spesso
l’aspetto di sogni. <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Sono passati
sessant’anni e di questo ricordo, che sto per raccontare, non so quanto sia una
visione onirica e quanto sia realtà. <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Le immagini sfuocate,
i suoni attutiti creano una sorta di magia, ed è facile confondere illusione,
immaginazione, memoria. <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Avevo cinque
anni ed un lungo treno ha trasportato me e la mia vita dall’azzurro mare cristallino
della Calabria alle aspre, selvatiche, dolci colline delle Langhe cuneesi.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Salire sul
treno è stato come atterrare su un pianeta sconosciuto, certamente ostile ma
non spaventoso. Uno scompartimento di sei posti, aria viziata, sedili color
nocciola per nascondere lo sporco, ma allora io e i miei fratelli non ci
abbiamo fatto caso, la nostra lotta era conquistare il posto vicino al
finestrino.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Io e mio
fratello, di fronte a me, avevamo conquistato il comando; ridevamo, ancora
ignari, dei nuovi giorni che avrebbero scandito il nostro futuro. Mia madre e
mia sorella sedute di fianco. Gli altri due passeggeri che guardavano con
benevolenza quella giovane madre con tre figli vivaci ma educati.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Ricordo i
sorrisi sfuocati dal tempo dei nostri compagni di viaggio, le nostre risate
argentine ovattate dai lunghi anni trascorsi.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Il treno
parte e non sento più alcun suono, i miei occhi si perdono nelle immagini che,
come in un film, scorrono veloci fuori dal finestrino; i colori si fondono, il mare
si allontana e questa giornata di fine settembre, mentre il sole si abbassa
all’orizzonte, mette in risalto che ogni cosa non sarà più come prima.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;"> Continuo a guardare e il paesaggio si allunga e
ritrae, e con meraviglia vedo cose che non ho mai visto: laghi, nuovi mari, montagne,
città illuminate, strani esseri che sbucano tra gli alberi, nel cielo aerei che
si abbassano sulle città e sembrano grandi uccelli che afferrano con le loro
grandi zampe i tetti in lontananza. <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Non è il mio
primo viaggio, ma è come se lo fosse, degli altri non ho memoria. <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Ci fermiamo
alle stazioni delle città ed ogni volta sale sul treno un uomo che vende caffè
e panini. Le voci si alzano: chi protesta, chi compra. Io guardo mia madre e
lei mi fa cenno indicando la borsa che noi i panini li abbiamo, li ha preparati
mia nonna. Il ricordo di lei mi commuove, il suo sforzo per non piangere e gli
occhi azzurri colore del mare, pieni di lacrime. Ancora una volta il distacco da
sua figlia minore e dai suoi amati nipoti. La vita è questa, va avanti e come
il treno, non si può fermare. <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Nonostante la
vivacità delle stazioni, per lunghi tratti l’unico rumore che ci accompagna è
lo scandire del treno, e il suo suono confortante si sovrappone ai miei
pensieri che corrono ancora incoscienti verso l’ignoto. <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Mi sento
tirare, mia madre mi chiama insistente e mi dice: “Nora sveglia, siamo arrivati
a Torino”. <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Le luci
dell’alba si riflettono opache nell’aria. La grande città, allora ancora
sconosciuta per me, mi affascina e mentre mi sento spingere non posso fare a
meno di essere incantata. È tutto veramente un sogno.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Il viaggio
non è ancora finito, saliamo in macchina e ci avviamo verso la nostra meta.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower; font-size: medium;">Sono ancora
assonnata e guardo in trance il mio nuovo mondo che mi sta venendo incontro. Non
sono più l’azzurro ed il bagliore del sole a dominare la mia vita, ma mille
sfumature di verde, di giallo, di rosso che come un quadro si affacciano in un
benvenuto autunnale, stendendo il loro tappeto di foglie.<o:p></o:p></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower;"><span style="font-size: medium;">Sorrido, una
nuova avventura mi aspetta. </span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Indie Flower;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: Indie Flower;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoNiFFtziiy4fHozWtHSiepCPVRiCzW-lq8G9mDscIkzwdSLvhpGPiVVxgJeIBrpC6Hc9l-DSwwXmv3wyTciHOEsckakh2RVr4UGa3loVLnDmsoNrV26mclqZMszyDAhyphenhyphenlsqn0LyMV0ostve5dkRWui5rPtARGCGwyxwaA5wTChbXUeuuZOQbb4lfhBNQ/s1280/ai-generated-8302769_1280.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="839" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoNiFFtziiy4fHozWtHSiepCPVRiCzW-lq8G9mDscIkzwdSLvhpGPiVVxgJeIBrpC6Hc9l-DSwwXmv3wyTciHOEsckakh2RVr4UGa3loVLnDmsoNrV26mclqZMszyDAhyphenhyphenlsqn0LyMV0ostve5dkRWui5rPtARGCGwyxwaA5wTChbXUeuuZOQbb4lfhBNQ/w420-h640/ai-generated-8302769_1280.webp" width="420" /></a></span></div><span style="font-family: Indie Flower;"><br /><span style="font-size: medium;"><br /></span></span><p></p><p><span style="font-family: Indie Flower;"> </span></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-16689985437926280712023-10-09T22:55:00.003-07:002023-10-09T23:15:53.408-07:00Perché partecipi a un corso di scrittura creativa? <p><span style="font-family: helvetica;">9 ottobre 2023 - Lezione n. 1</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">C'è sempre una quota di curiosità quando incontro per la prima volta un gruppo di partecipanti a un corso di scrittura creativa. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Ed è proprio questa curiosità che mi spinge a chiedere, ad ognuno di loro (ieri erano ben 18!) quali siano le motivazioni e cosa si aspettino da un corso di scrittura. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Tra le risposte ricevute vi era una costante: riuscire a creare un testo che contenga emozioni!</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Ma per poterle scrivere è necessario prima contattarle. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Noi siamo in grado di attribuire un nome a ciò che sentiamo?</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">L'esercizio assegnato in classe ha dimostrato che, se indotti a farlo, sebbene non si tratti di un compito facile, lo possiamo fare. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Ed è incominciato così, ieri, un viaggio creativo lungo mesi, durante il quale si incontreranno e realizzeranno i progetti di persone che amano la scrittura, amano raccontarsi, amano mettersi un gioco. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">E' mia intenzione, condividere con i lettori del blog, il viaggio e quindi, con il permesso degli autori, cercherò di pubblicare settimanalmente alcuni dei loro testi.</span></p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA75HAOthK2qu7TNfXPXuEJMZsBF3XlvKXN7pT0LsTj14FpxXKhNzy3oBiItRnilgc2jqtD9C5dNPDmzHjwJtUb5uYDlDEwiZBPWuUtNSAd0-OhSRVmFw4wiyVh2PfG8VAvAPd-byRCxBJo3AabeB7nSywZcJ6msqXnYJQR9-J29cl62idsSqfXHBQipQ/s1280/La%20scrittura%20%C3%A8%20un%20viaggio%20e%20ogni%20testo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA75HAOthK2qu7TNfXPXuEJMZsBF3XlvKXN7pT0LsTj14FpxXKhNzy3oBiItRnilgc2jqtD9C5dNPDmzHjwJtUb5uYDlDEwiZBPWuUtNSAd0-OhSRVmFw4wiyVh2PfG8VAvAPd-byRCxBJo3AabeB7nSywZcJ6msqXnYJQR9-J29cl62idsSqfXHBQipQ/w640-h360/La%20scrittura%20%C3%A8%20un%20viaggio%20e%20ogni%20testo.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><p><br /></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-64111565821270557612023-10-07T00:43:00.001-07:002023-10-07T00:43:14.369-07:00Facile, difficile, non saprei ...<p><span style="font-family: helvetica;"> Ci sono pagine difficili da riempire.</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Narrazioni che vorremmo restassero nella nostra testa, ma che anche se non condivise arrivassero agli altri, facendoci sentire meno soli, meno sbagliati, meno in difficoltà.</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">E poi ci sono storie che siamo impazienti di raccontare, che immaginiamo poter costruire in modo perfetto, interessante, coinvolgente. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Credo che il rapporto con la scrittura sia quanto di più intimo e complicato si possa sperimentare. E sono anche convinta che scoprirlo non sia semplice. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Tempo fa una persona che aveva partecipato a un mio corso, mi disse che aveva incominciato a tenere un diario di fantasia.</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Annotava giorno per giorno quello che le accadeva ma trasformando tutto in eventi positivi e opportunità. Mi spiegò che questo la aiutava a non rimuginare sulle negatività, sulle difficoltà e sui fallimenti o sulle situazioni che lei percepiva come tali, e che poco alla volta, aveva incominciato a liberarsi dalle sensazioni negative e a dare a ciò che gli capitava, un significato meno opprimente e frustrante. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">L'aspetto curioso è che non aveva partecipato a un corso sulla diaristica, ma a un corso sulle fiabe e che, sebbene ne avesse scritta qualcuna, durante gli incontri aveva incominciato a pensare che la struttura della fiaba ben si coniugasse con il suo personale bisogno di dare una volta alla sua esistenza. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">In questi anni di corsi di scrittura ho imparato che nessuno conosce veramente il suo rapporto con la narrazione se non dopo averla sperimentata, almeno una volta. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg053ffSTM3-fcDckxcpTV1OXpe2mrEmCRu9wJHmp4GhWBYc-7pEj2d0GaCRAEUr4hjC5tPrw-Sx5HJkbdVv7KP1-UcixbhV1VN1a2JtF92H4c8q9dAIxb2RYSguovRRfYY3MsJllIzUx7FjxmYy9RZbO1bjY7NLVYRjx3YrZeGZ2kCnuH9gQb7jPl1Ojs/s640/woman-7202209_640.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="596" data-original-width="640" height="597" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg053ffSTM3-fcDckxcpTV1OXpe2mrEmCRu9wJHmp4GhWBYc-7pEj2d0GaCRAEUr4hjC5tPrw-Sx5HJkbdVv7KP1-UcixbhV1VN1a2JtF92H4c8q9dAIxb2RYSguovRRfYY3MsJllIzUx7FjxmYy9RZbO1bjY7NLVYRjx3YrZeGZ2kCnuH9gQb7jPl1Ojs/w640-h597/woman-7202209_640.webp" width="640" /></a></div><br /><p><br /></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-57474927977149593552023-10-03T06:39:00.007-07:002023-10-03T06:39:58.062-07:00Laboratorio di Scrittura Creativa<p> <span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Vorresti provare a raccontarti o raccontare? </span></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ti interessa conoscere le regole della narrazione? </span></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Ami scrivere e ti manca il confronto diretto con ipotetici lettori?</span></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Hai molto da scrivere ma davanti al foglio bianco ti senti in difficoltà? </span></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Tra ciò che ti piace fare c'è anche il far parte di un gruppo di scrittura creativa che scrive, si diverte e costruisce storie? </span></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">L'Unitre di Alessandria ha il laboratorio/corso giusto per te!</span></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Un incontro a settimana dalle 16.30 alle 18.00 presso le aule dell'Ex Taglieria del Pelo, in via Wagner.</span></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Novanta minuti di creatività garantiti da ottobre a maggio.</span></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">Se vuoi saperne di più: cicerimariangela@gmail.com</span></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;">WhatsApp: 3475874157</span></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMmgum_uCk1sz1QcOOC1nA-u32W_MKewPtcuYgVx11cfiBEk_yWmeC_OHvRF9o8DUM5vweBCBWw_MXsLXe4shEAoRqbmJkeXFJFjZ8yU5jsh_BTJBPOjAXcva2XlfmcAhfEv2V75_J6pGALRIEGkcfB6JUGm2nFEch2JGMcQxtfhGjViGWvAxAXaKu3AM/s1280/scrittura.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMmgum_uCk1sz1QcOOC1nA-u32W_MKewPtcuYgVx11cfiBEk_yWmeC_OHvRF9o8DUM5vweBCBWw_MXsLXe4shEAoRqbmJkeXFJFjZ8yU5jsh_BTJBPOjAXcva2XlfmcAhfEv2V75_J6pGALRIEGkcfB6JUGm2nFEch2JGMcQxtfhGjViGWvAxAXaKu3AM/w640-h360/scrittura.jpg" width="640" /></a></div><br /><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p><span style="font-family: Architects Daughter; font-size: medium;"> </span></p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8562383634212324422.post-17383611622465829942023-09-27T23:48:00.006-07:002023-09-28T00:02:00.992-07:00Fiabe per vincere la paura ... come scriverle.<p><span style="font-family: verdana;">Le fiabe raccontano storie, personaggi, criticità e loro soluzioni, descritte con modalità comprensive per i bambini.</span></p><p><span style="font-family: verdana;">Contendono ambientazioni e protagonisti che hanno delle importanti valenze simboliche, alcune positive, altre negative.</span></p><p><span style="font-family: verdana;">La matrigna, la strega, il re, la regina, il principe, la principessa, così come l'orco e la fata, hanno lo scopo di mostrare relazioni, sentimenti, comportamenti, reazioni, attraverso strategie comunicative adatte ai bambini. </span></p><p><span style="font-family: verdana;">I piccoli ascoltatori o lettori non sono soggetti passivi, ma partecipanti attenti e curiosi di sapere, comprendere, modificare quanto detto o raccontato. </span></p><p><span style="font-family: verdana;">Identificandosi con i personaggi possono far emergere e superare situazioni angoscianti e paure inconfessate.</span></p><p><span style="font-family: verdana;">La presenza di elementi trasgressivi ed oppositivi, che sono presenti nelle fiabe, assumono valenza educativa, ma solo quando l'adulto è in grado di renderla tale. </span></p><p><span style="font-family: verdana;">Leggere fiabe dovrebbe essere un'esperienza per ogni bambino. </span></p><p><span style="font-family: verdana;">Avere qualcuno che le scrive per loro, una risorsa inestimabile, specie se la funzione di quella scrittura non è solo di narrazione fantastica, ma anche opportunità per aiutarli a superare paure. </span></p><p><span style="font-family: verdana;"><span style="color: red;">Fiabe per vincere la paura ... come scriverle</span> è un mini corso per chi vuole sperimentare la scrittura per l'infanzia. </span></p><p><span style="font-family: verdana;"><span style="color: red;">Dove?</span> Su Skype.</span></p><p><span style="font-family: verdana;"><span style="color: red;">Quando?</span> venerdì 6 ottobre 2023</span></p><p><span style="font-family: verdana;"><span style="color: red;">A che ora?</span> Dalle 18.00 alle 20.00</span></p><p><span style="font-family: verdana;"><span style="color: red;">Costo?</span> 50€ pagabili con bonifico bancario </span></p><p><span style="font-family: verdana;">Come fare per partecipare? Richiedi il modulo di iscrizione a: cicerimariangela@gmail.com</span></p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6wnLCM2FwUptoWQpjqzSkRMXqvjD5ePjiYL8Hjobro4JZWAMNd-idxLNYcANFA8xlMfxl5ZMGTykSJQo16UphAyHI2H-d372ccDs_-cyZ4p4ZF3J79yDreFOxYKTWatyfQtvja0juFO1Aw2Khy38DAwblA0V-H_tSLcISW5aQ53z58VyLS9IdovKdHJU/s1280/Gli%208%20personaggi%20caratteristici%20delle%20fiabe%20secondo%20Propp.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6wnLCM2FwUptoWQpjqzSkRMXqvjD5ePjiYL8Hjobro4JZWAMNd-idxLNYcANFA8xlMfxl5ZMGTykSJQo16UphAyHI2H-d372ccDs_-cyZ4p4ZF3J79yDreFOxYKTWatyfQtvja0juFO1Aw2Khy38DAwblA0V-H_tSLcISW5aQ53z58VyLS9IdovKdHJU/w640-h360/Gli%208%20personaggi%20caratteristici%20delle%20fiabe%20secondo%20Propp.jpg" width="640" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><br /><p></p><p> </p>Mariangela Cicerihttp://www.blogger.com/profile/01521585037819010899noreply@blogger.com0