Undicesimo incontro di scrittura creativa.
Di Natale parlano in tanti!
Se ne parla per decantarne i pregi e difetti o semplicemente per riviverne alcuni passati immergendosi in nostalgie.
Se ne parla usando parole di pace, di fratellanza, di amore oppure sottolineando come di queste parole abbia ormai perso completamente il significato.
Ma cambiare punto di vista ed esercitarsi a raccontare gli eventi da prospettive diverse, fa parte delle esercitazioni di un corso di scrittura.
Il testo che vi propongo oggi, assieme agli Auguri di un Sereno Natale e un Felice 2024 ne è un buon esempio.
E se vi andasse di lasciare un commento sappiate che sarà gradito all'autrice del testo, ma anche ai suoi compagni di corso.
A ciascuno il suo albero: un acero.
di S.B.
L’autunno si annunciava, timidamente, con i temporali di fine
agosto.
Poi, le notti più fresche di settembre, iniziavano a far
raggrinzire le mie foglie verdi.
Ero felice perché presto sarebbero tornati i bambini.
Io e i miei fratelli ombreggiavamo il grande cortile della
scuola.
Il primo ottobre arrivavano in frotte gli scolari, le voci
rimbalzavano sulle foglie, sui rami, sui tronchi e riempivano di gioia il
nostro spazio.
Li ricordo ad uno ad uno i miei bambini.
Giulio arrivava di corsa e abbracciava il mio tronco come se
ritrovasse un amico.
Luigi spiccava un grande salto e si issava sui miei rami più
bassi cercando di scalare il fusto per giungere in cima.
Maria, curiosissima, si fermava a raccogliere le foglie cadute
scoprendo che ognuna è diversa dall’altra.
Antonio, alto e spavaldo, staccava piccoli pezzi di corteccia
e se li infilava in tasca.
Luisa, timidissima, avanzava piano e con le manine faceva una
carezza alla mia scorza dura.
Ricordo i loro giochi quando, nell’intervallo, al suono della
campanella uscivano di corsa.
Paolo era sempre il primo ad appoggiare la mano su di me
“giochiamo a nascondino? Conto io!” e subito, con il capo biondo sul braccio, iniziava
“uno due tre…. Venti. Vengo!”
Corse a perdifiato e piccole mani che mi schiaffeggiano
gridando “libero…libero…”
Ricordo anche gli scambi tra i miei compagni alberi quando
giocavano ai “quattro cantoni” e tanti altri divertimenti che solo i bambini
sanno inventare.
Un primo ottobre non sono più tornati e per molto tempo la
scuola è rimasta chiusa. Passavano le stagioni e noi rimanevamo soli e in
attesa.
Un certo giorno abbiamo sentito un gran trambusto sono
entrati nel cortile un grosso camion, una gru, e degli escavatori.
Noi poveri aceri non potevamo che guardare ansiosi mentre con
i grandi mezzi gli uomini si affaccendavano intorno alla scuola e scavavano
buche nel cortile.
Ho capito che eravamo di intralcio ai loro lavori quando
hanno espiantato i miei fratelli e sono rimasto solo nell’angolo più remoto del
cortile circondato da tanto cemento.
E’ passato molto tempo, nella scuola sono tornati dei bimbi
più piccoli che mi guardano con curiosità ma non vengono a giocare con me forse
perché sono solo, vecchio e con una grossa crepa nel tronco.
Ho sentito un adulto che diceva “non avvicinarti potrebbe
cadere, bisognerà abbatterlo”.
Non potrei mai fare del male ad un bambino ma, solo e senza
terra intorno per espandere le mie radici, non riuscirò a vivere ancora per
molto tempo.
Bello! Esprime tanta sensibilità nei confronti della natura e dei bambini!!!
RispondiEliminaPiccolo capolavoro di immaginazione, tenerezza e dolcezza
RispondiEliminaI commenti sono sono tutti belli, ognuno per la sua particolarità attira il lettore. Questo (a mio avviso) è bello perché oltre a far rivivere i bei tempi della scuola con i compagni e i giochi, descrive perfettamente i momenti belli e meno belli il procedere della vita stessa. Complimenti al tutti.!!!❤️
RispondiEliminaQuesto racconto mi ricorda gli alberi del cortile di quando ero bambina,uno dei miei luoghi del cuore.C'erano tigli,pruni, un lillà e un grande cespuglio che dava piccoli fiori rossi. Quando anni dopo ci sono passata davanti ho visto che erano stati tutti tagliati per creare posti auto. Ho pianto. Complimenti a S.B.
RispondiEliminaComplimenti davvero. L'emozione trasmessa è vera, gli alberi sono per noi dei fratelli, muti, fedeli e forti. Racconteranno la nostra vita.
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