Buon mercoledì!
La prudenzadi Patrizia Cancelliere
Era una
persona, all'apparenza, del tutto simile a quelli che si incontrano nei
quartieri eleganti delle grandi città, per vendere aspirapolvere oppure
prodotti per pulire le case di lusso. Di solito i suoi gesti erano calmi e
misurati ma ora percorreva il ponte a grandi passi lasciandosi alle spalle i
giardini del castello. In accordo con la sua rabbia, le falde del cappotto
nero, ad ogni passo, sbattevano furiosamente contro le sue gambe. Questa
volta l’hai vinta tu, pensava, ma so tutto di te e ti
ritroverò.
Seduto su una panchina appartata nei giardini del castello di Schwerin, l’uomo tirava molliche di pane alle papere. A quell’ora del mattino i vialetti erano deserti: il freddo dei primi giorni di aprile scoraggiava ancora le passeggiate in quel luogo meraviglioso.
Il suo
aspetto era anonimo, infagottato nel pesante cappotto nero, il cappello ben
calzato, non avrebbe attirato la curiosità di nessuno che si fosse trovato a
passare per caso. Era quasi immobile, semplicemente aspettava e solo la sua
mano si muoveva per lanciare il pane alle papere che banchettavano intorno. Non
si voltò al rumore dei passi sulla ghiaia, sapeva che qualcuno veniva per lui.
Con l’impermeabile stretto intorno alla vita, il basco, dal quale sfuggiva qualche ricciolo, le mani in tasca, la ragazza sedette sulla panchina e prese anche lei a gettare molliche alle papere. Senza muoversi, l’uomo chiese “il castello è ancora chiuso a quest’ora?” e la giovane, senza esitazione, rispose “sì, oggi aprirà a mezzogiorno!”
Stabilito il contatto, fece scivolare la busta sotto il
sacchetto del pane verso l’uomo che la prese e la nascose in una delle ampie
tasche del cappotto pensando È fatta, Churchill sarà
contento! Ma lei proseguì “Ti ho studiato, so che uccidi
sempre chi ti incontra di persona, ma non questa volta! C’è un fucile puntato
su di te da quella barca sul lago. Ora io me ne andrò e tra dieci minuti te ne
andrai anche tu. Addio.”
L’uomo
restò seduto, impassibile, guardandola allontanarsi. Teneva una mano in tasca,
stretta intorno al coltello diventato improvvisamente inutile e pesantissimo.
La prima pagina dello Schweriner Volkszeitung mostrava la fotografia di una donna graziosa, i capelli ricci che ricadevano a incorniciare il volto sorridente. Il titolo diceva “Trovata morta annegata nel lago giovane segretaria. Si ipotizza un suicidio per amore.”
L’uomo
seduto al tavolino dello Zum Freischütz, col suo pesante cappotto nero,
sembrava un venditore di aspirapolvere che si prendesse una pausa dal lavoro.
Ripiegò il giornale e cominciò a bere il suo caffè.
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