Le frasi che non dimentichiamo

Ognuno di noi ricorda le frasi ascoltate o che ci sono state dette durante l'infanzia.

Cariche di significati che non sempre siamo stati n grado, allora, di comprendere...


L’età del perché
di Gianna Fossati.

 

Non abbandonava con gli occhi quella finestra dai vetri sporchi, dalla tenda di velluto cremisi che risaliva ai tempi di Luigi Filippo.

Dalla camera dei nonni, dove Annina, quattro anni, dormiva, si vedeva la casa dirimpetto, con i muri chiari e una finestra con le persiane spalancate e i vetri polverosi sempre chiusi. Annina sapeva bene che, in quelle calde mattinate estive, nonna a una certa ora spalancava tutto, faceva prendere aria a lenzuola e cuscini.

Respiravano anche le tendine a fiorellini, così allegre e ariose che non somigliavano per nulla ai tendoni pesanti dal colore troppo intenso che lei continuava a fissare. Le ricordavano il sipario del teatrino della scuola materna. Cosa nascondevano? E perché?

Non aveva avuto risposte in casa, ma non desisteva né dal chiedere insistentemente né dal tenero sotto controllo quella misteriosa finestra, finché un mattino non vide spuntare dietro i vetri sporchi una pelosa macchia grigia.

Due occhi gialli, velocemente come si erano aperti, scomparvero. Annina si precipitò da nonna: “C’è un gatto! Di chi è? Come si chiama?”

“E’ della maestra Rosina!”

“E dove insegna? E chi sono i suoi bambini?”

“Non insegna più! Vive con la sua mamma anziana!”

“Che strano: una maestra che non insegna!” pensò Annina.

Poco dopo sentì mamma e nonna ridacchiare sottovoce e le sembrò di captare la frase: “Rosina, non farti sciupare da un uomo!”

Alle sue domande si sentì rispondere che erano buoni consigli da madre a figlia.

“Ma che c’entra sciupare? Pensò Annina. “Spreca forse troppi fogli? Si sgualcisce i vestiti?”

Finalmente un mattino, per mano alla nonna, incontrò l’oggetto della sua curiosità. Constatò che era una donna già vecchia, con i capelli tirati tirati, le scarpe basse.

In braccio teneva il gatto con gli occhi gialli, grigio come lei e molto poco socievole.

Annina balbettò un educato “Buongiorno!” ma intanto macinava i suoi dubbi.

Quella Rosina aveva i vestiti ben stirati, ma teneva le labbra strette strette come se facesse fatica a parlare. Non sapeva salutare?

Mah! Forse, pensò tra sé, la sua mamma non le aveva insegnato tanto bene. Forse se fosse stata un po’ più disordinata, se avesse stropicciato giocando i suoi vestiti così tristi, adesso saprebbe sorridere ai bambini!



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