Mercoledì letterario.
Questa sera ti stupirò.
di Patrizia Cancelliere
Se avessi
saputo che sarebbe finita così ti avrei impedito di parlare! Te lo avrei
impedito ad ogni costo!
Forse ti avrei
distratto chiedendoti il risultato della partita della scorsa domenica e tu ti
saresti dilungato a raccontarmi prima l’azione che aveva portato al pareggio e
poi quella del goal della vittoria. Il momento sarebbe passato e tu non te ne
saresti più ricordato.
Oppure avrei
infilato lì, velocissima e senza parere, un commento sull’auto elettrica appena
uscita, dicendo una castroneria perché tu potessi correggermi e immediatamente
salire in cattedra e tenermi una lezione sui vantaggi del motore elettrico
rispetto al termico. È un argomento troppo interessante, ne saresti stato
completamente assorbito e avresti dimenticato tutto il resto.
Altrimenti,
intuendo che stavi per lanciarti, avrei potuto dirti, ancora una volta, quanto
amo i bambini e i cani; sono sicura che ti saresti zittito all’istante,
provando un brivido di disgusto. Poi magari avresti pensato che, con un po’ di
pazienza e tanta buona volontà, avrei potuto essere rieducata e, dopo un po’,
saresti tornato alla carica.
Quel giorno, purtroppo, avevo la guardia abbassata, non sono stata attenta; non ero tanto in forma, avevo un po’ di febbre e tu sei venuto a portarmi le medicine correndo il rischio di contagiarti. Mi sono intenerita e quando, nonostante il naso gocciolante, la tosse e il pigiamone, mi hai chiesto “Gabriella, vuoi sposarmi?” non ho avuto cuore di dire di no.
Pesavano su di me cinque anni di fidanzamento, ero avvolta dai tentacoli della tua famiglia, e schiacciata da una inerzia della quale non riuscivo a liberarmi. Piano piano scivolavo, senza volerlo davvero, lungo un piano inclinato che portava, prima al portone della chiesa, e poi alla porta di una casa per noi due, la vecchia abitazione dei tuoi nonni, sia pure ristrutturata, che non ho mai sentito mia.
Mi sono chiesta spessissimo perché ti ho sposato, visto che amo poco o niente di te e non ho saputo rispondermi, mai.
Sono stati anni in cui mi sono trascinata, senza un bambino, un cane, un gatto, un guizzo, una sorpresa.
Forse ero convinta di non meritare di più e mi sono accontentata di te che mi volevi, chissà perché. Sono stati anni sprecati nell’immobilismo e ora me ne rammarico. Questa sera io parlerò e tu non me lo impedirai, non per timore di sentirti dire cose sgradite o dolorose ma semplicemente perché pensi, come hai creduto in tutto questo tempo, che io non abbia nulla da dire.
Ebbene, questa sera io ti stupirò!
Tante verità in questo racconto! Molto bello!
RispondiEliminaBello, sintetico ma di profondità umana e di sentimenti ...brava
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