Il racconto di Alessandra Santoboni

 C’è stato un tempo in cui restare immobile …”salda”... fedele ai suoi sentimenti, alla passione del suo sentire era ciò che riteneva più giusto da fare, certa che quella “fermezza” l’avrebbe ripagata di tanto dolore, ma così non è stato. Quella certezza ha avuto il suo rovescio della medaglia e la vita l’ha portata a intraprendere altre strade, a raggiungere nuove consapevolezze e quella ostinazione ad amare incondizionatamente qualcuno ha ceduto il passo, ha lasciato che il posto dell’amato fosse ora il “SUO” posto. Ha imparato che restare ancorata non salva, lo fa il lasciarsi trasportare, il lasciare che la vita ci abbracci e sollevandoci ci porti a vivere le esperienze che dobbiamo vivere . Solo così, arricchendo la nostra anima di gratitudine per tutto ciò che ci è dato troveremo quella serenità tanto rincorsa.

Gloria è in treno quando si sofferma su questo pensiero. E’ su un treno che la riporta per qualche giorno a “casa” e dal finestrino sporco riesce a scorgere le nuvole e il loro scorrere lento; in quell’istante capisce quanto “tutto” sia così perfetto, di quanto perfetto sia l’insegnamento della natura, della vita, nel comprendere che la bellezza sta nel lasciare che ogni cosa “sia”. Che ogni cosa trovi il suo spazio e il suo tempo per trasformarsi in nuova vita.

Avrebbe dovuto scrivere d’altro. Questo Gloria si era riproposta… basta lavoro introspettivo! Avrebbe voluto (dovuto) lavorare diversamente seguendo le indicazioni ben precise del suo editore e sembrava essere sulla giusta strada - che avesse finalmente trovato la giusta ispirazione per tornare a fare il suo “mestiere”, a scrivere per chi legge e non solo per se stessa, sembrava… ma non c’era riuscita.

Aveva deciso di scrivere di un personaggio scorto in un libro che aveva “divorato” sotto l’ombrellone in quella torrida estate, avrebbe scritto di Alice e della sua immobilità in un letto dopo che una misteriosa malattia l’aveva resa “inerme”, forse sì nel corpo ma non nel cuore.

Quella posizione le aveva dato l’opportunità per una nuova chiave di lettura del mondo, del “ suo mondo”. Da lì “partecipava” e “osservava” l’alternarsi delle vicissitudini dei protagonisti in quella sua parentesi di vita, del susseguirsi del “via vai” dei loro intenti e delle loro emozioni. Anche per lei, come per i protagonisti di quel libro, tutto era centrato sui sentimenti e sulle passioni (vissute e subite) e anche in questa occasione aveva cercato di trarne il massimi insegnamento (quello che la sua empatia le aveva sempre regalato) mettendosi al centro della vita e VIVERLA! D’altronde, non era quello che aveva sempre fatto?...




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