Il racconto di Patrizia Cancelliere

Ecco un nuovo racconto dalle autrici del laboratorio di scrittura creativa dell'Unitre di Alessandria.

Quel sorriso che non era per me.
di Patrizia Cancelliere

Non so da quale facciata sporga, se c’è ancora, il balcone dalla balaustrata di falsa pomice coi vani riempiti di girasoli in ferro battuto.

Dottoressa, lei mi chiede come mi sento oggi, che sto per uscire dal carcere, e io, per prima cosa, voglio parlarle di quel balcone. Tutto è iniziato da lì. In verità, lo ricordo poco, so solo che era molto elegante, come si conviene alla facciata di un grande albergo, e che i girasoli in ferro battuto spiccavano scuri, perfettamente definiti, contro il bianco della pietra. Anche da quella distanza, al terzo piano, il teleobiettivo della macchina fotografica dell’investigatore privato, il migliore della città, aveva catturato ogni dettaglio, e soprattutto mia moglie che se ne stava appoggiata alla balaustra ad osservare i fiori di ferro e quelli del giardino, sorridendo felice. Quello che non avrei mai voluto vedere era l’uomo dietro di lei, che la abbracciava, la guancia appoggiata ai suoi capelli, gli occhi chiusi ad aspirarne voluttuosamente quel profumo che anche io conoscevo così bene.

Ho riguardato mille volte quelle fotografie spietate che davano corpo al mio peggiore sospetto. Ho analizzato il sorriso di lei, un sorriso che volava nell’aria, libero e felice e ho capito che, ormai da tempo, uno simile non veniva più rivolto a me. Quella sera, a casa l’ho affrontata e lei mi ha chiesto il divorzio. Non potevo sopportare il pensiero di perderla ma volevo cancellarle dal viso quel sorriso che era per un’altro uomo, punire quelle labbra che mi avevano tradito sorridendo per un altro e così l’ho colpita, forte, con tutta la forza che avevo, sulla bocca. È caduta all’indietro, contro lo spigolo del tavolo di marmo, non si è più mossa e, ancora prima di avvicinarmi, ho capito che l’avevo davvero persa.

Per tutti questi anni, in cella, ho avuto davanti agli occhi il suo sorriso su quel balcone. Vuole sapere cosa farò appena uscito di galera, dottoressa? Cercherò quell’hôtel, quella stanza e quel balcone e, forse, volando dal terzo piano, riuscirò ad acchiappare quel sorriso di mia moglie e allora sarà per sempre mio.




 

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