Buon giovedì
La
vera storia del marito smidollato.di Patrizia Cancelliere
Venerdì
14 settembre, ore 8,00
Immerso
in un sonno pesante, sentì vagamente una suoneria, ma non si rese conto che era
il telefono e che sua moglie si sporgeva sopra di lui per rispondere. Solo
quando la sentì prendere accordi con il rom, come spesso
succedeva, realizzò che il suo momento era arrivato, e, ormai completamente
sveglio, non si fece sfuggire neanche un particolare della conversazione.
Ore 18,00
“Esci
anche questa sera, bella Signora della Notte?” E poi aggiunge, guardando la
moglie con un sorriso malevolo, “Credo che un giorno ti farò interdire, non
sarà difficile, tutta la città sa che sei pazza.” L’uomo la apostrofa con aria
sarcastica, alzando gli occhi dal registro che sta compilando. Lei è entrata
nello studio, elegantissima in un vestito di chiffon rosso, le scarpe in tinta,
col tacco a spillo, in mano la pochette e il turbante che le darà un’aria
esotica e misteriosa. Alle orecchie i pendenti di
rubini e poi anelli, bracciali e, in mano, la collana che gli porge perché lui
gliela allacci. Come al solito si porta addosso parecchi milioni con estrema
nonchalance. Mentre lui le passa le mani intorno al collo per sistemare il
gioiello, lei risponde, piccata, “vado dove mi pare, mio piccolo e patetico
ragioniere, non ho certo bisogno del tuo permesso!
E tu
che farai? Resti a casa a guardare un po’ di tv o vai da mammina in campagna?
Io questa sera lavoro,” ride sguaiata, “i rom hanno dei gioielli da piazzare
alle oche della buona società.” Il tono sale, si fa isterico, gli urla
“Non
sono come te, io! Tu sei un mantenuto, uno smidollato senza palle…”
Lo
schiaffo la colpisce forte e la butta indietro sul divano. Il vestito si alza e
le scopre le gambe, una spallina scende mostrando il seno nudo. L’uomo la
guarda, si eccita e pensa perché no? Godiamocela quest’ultima volta. In un
attimo le è sopra, le strappa gli slip e la possiede con forza, senza nessun
riguardo, le mani strette intorno al collo per tenerla ferma. È un vecchio
gioco fra di loro: il mite ragioniere picchia duro, lei lo disprezza ma le
piace.
Ore 20,00
Piazza
Vittorio brulica di persone che si godono questo robusto strascico di estate.
La donna, nel suo abito rosso, conosciuta da tutti per la sua eccentricità e
per la sua ricchezza, è al centro dell’attenzione, ruba la scena. Ha un
appuntamento importante più tardi ma ora vuole solo divertirsi. Beve, ride
forte, paga per tutti mostrando un rotolo di banconote buttato nella borsetta,
flirta con gli amici e con tutti gli uomini che le rivolgono la parola. Dietro
le colonne del porticato, tre giovani rom tengono d’occhio la loro gallina
dalle uova d’oro, il loro tramite con la buona società, colei che permette loro
di piazzare la refurtiva senza fatica e senza problemi. Anche loro aspettano
l’ora dell’appuntamento.
Ore 22,00
La
festa del paese dove vivono i suoi genitori è in pieno svolgimento. Strade
chiuse, banchetti lungo la via principale,
giostre
in piazza, il palco per fare musica e ballare. L’uomo, parcheggiata la sua
automobile davanti alla vecchia casa di famiglia, ha cenato con i piatti
cucinati dalla Pro loco, al tavolo del farmacista e del veterinario. Nessuno
gli chiede notizie della moglie. Lo compatiscono, di lei sanno che è ricca ma
parecchio svalvolata e che i due vivono vite completamente diverse. Chissà come
ha fatto, lui così serio e per bene,
a
sposarla? Tutto il paese se lo è chiesto. L’esuberante, prepotente figlia del
dirigente e il mite, dimesso, ragioniere, che coppia improbabile! Ma ormai gli
anni sono passati e la cosa non fa più notizia. L’uomo passeggia per le vie e
si ferma a chiacchierare con i suoi conoscenti. È tardi quando rientra alla
casa dei suoi ma ha ancora tempo. Non ci vuole molto a tornare in città.
Gianni, compagno di scuola, amico fraterno da una vita, lo aspetta fra un’ora
al pozzo vecchio con la moto e con un giubbotto e un casco integrale per lui.
Sabato 15 settembre, ore 3,00
L’incontro
col capo è finito. È stato rapido, la donna in rosso ha consegnato i soldi e
ritirato nuova merce. È tardi, è stanca, ora vuole solo tornare a casa. Anche i
rom, controllato che tutto si svolgesse correttamente, sono appena saliti sulla
loro Mercedes e sono partiti sgommando. La donna sta per aprire la macchina ma
una figura sbuca dal buio degli anfratti sotto il cavalcavia della tangenziale
e la aggredisce da dietro. Non riesce a difendersi, la stretta intorno al collo
è troppo forte, le manca l’aria. Non vede in faccia il suo assalitore ma
riconosce l’odore del marito, un misto di sigaretta, dopobarba dozzinale e
cerotto alla canfora che lui usa per il mal di schiena. Possibile che sia lui?
si chiede, possibile che abbia avuto questo coraggio? E se ne va così, in
fretta, portando con sé una domanda che non avrà mai risposta.
Ore 6.00
Un
senzatetto trova, tra i rifiuti accumulati sotto il cavalcavia, il cadavere di
una donna strangolata, vestita di chiffon rosso.
Anche
nella morte è bellissima, composta come se il suo assassino avesse provveduto a
sistemarla con meticolosa precisione. Sul viso un’espressione stupita e
incredula.

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