Il racconto di Gianna Fossati
MOZART TRA DI NOI di Gianna Fossati
La
famiglia era riunita nel posto riservato ai visitatori ovvero nella sala da pranzo
stile Chippendale, orgoglio di mamma, che si apriva solo nelle occasioni
particolari: anniversari, ricorrenze, festività.
Nelle
specchiere delle due credenze che si fronteggiavano, si riflettevano i visi un
po’ compunti, forse a disagio, dei presenti. Anna osservandoli pensò a vecchi
album di famiglia che immortalavano tutti in pose innaturali. Ovunque aleggiava
il profumo di cera che mamma usava per i pavimenti. Sul tavolo un vassoio
pronto per il caffè a seguire.
Anna
si sentiva fuori posto come non mai. Papà aveva insistito ed era stato
giocoforza obbedire. Lui stesso aveva sollevato il coperchio della tastiera e
passato la mano veloce sui tasti come a togliere una polvere che non c’era, poi
aveva avvicinato lo sgabello assicurandosi che fosse esattamente alla sua
altezza.
Sul
divano si erano accomodati i cugini di mamma con il figlio Roberto, coetaneo di
Anna e suo compagno di giochi da sempre. Ragazzino assolutamente alieno da
interessi musicali e culturali in genere, che sembrava del tutto fuori posto in
quel contesto. Anna si sentiva sulle spalle il suo sguardo: tempo prima c’era
stata da parte sua una specie di dichiarazione alla quale Anna, pur molto
lusingata, non aveva risposto. Tutto si era fermato lì, a poche parole
inespresse e a qualche occhiata sospesa tra il timido e lo sfacciato. Insomma
una storia da bambini, ma che ora appunto le pesava sul cuore.
“Cosa
penserà adesso di me? Riuscirò a eseguire la Sonatina di Mozart senza
sbagliare? Mi giudicherà certo goffa e ridicola!”
Dubbi
senza risposta perché lei non voleva e non poteva né vedere né sentire alcun
commento: voltava la schiena a tutti, non solo perché rivolta al pianoforte, ma
perché irrigidita. Con buona pace degli
insegnamenti ricevuti la sua muscolatura non era rilassata e decontratta.
Ci fu
qualche attimo di assoluto silenzio, poi Anna prese fiato e le sue mani
volarono sulla tastiera in una esecuzione perfetta, ma più veloce del dovuto, come
le avrebbe certamente fatto rimarcare il suo maestro se fosse stato presente.
Sollevò le mani con gesto deciso: era finita! Ma non poté fare a meno di
passare i palmi sulla gonna, a tergere un sudore che in realtà non c’era.
Alle
sue spalle sentì battiti di mani e mormorii di approvazione. Anna era certa che
a battere le mani per primo era stato papà.
Si
girò lentamente: Roberto la guardava in silenzio con gli occhi scuri indecifrabili.
Impossibile capire cosa gli passasse nella mente.
Anna
si augurò soltanto che insieme al caffè venissero serviti dolci e gelati. Loro
due li avrebbero sicuramente graditi.
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