Il racconto di Gianna Fossati

 

Il potere dei sogni
di Gianna Fossati

 

Il trillo insistente del telefono lacerò la quiete di un sonno profondo e…..fu costretto a emergere dolorosamente dal suo soffice abbandono, per recuperare il senso della realtà.

Antonio faticò assai a capire che quel trillo proveniva dal telefono .Era felicemente immerso nel bel mezzo di un battibecco con la Pina, che gli agitava sotto il naso dei mozziconi da lui colpevolmente scaricati nel sottovaso delle violette africane.

Niente irritava di più la Pina: non il fumo delle sigarette ,ma il gesto infantile di occultare le cicche vicino ai suoi amati fiori. E mentre annaspava alla ricerca del cellulare, Antonio si chiese cosa ci facesse sua moglie con quella minigonna di pelle che tanti ma tanti anni prima aveva attizzato i suoi sensi giovanili. E i capelli sciolti sulle spalle? Boh, valli a capire i sogni!

“Pronto!” mugolò nel telefono.

“Papà, la macchina non parte!” gli urlò suo figlio che si ostinava a crederlo completamente sordo. Antonio allontanò immediatamente l’apparecchio a distanza di sicurezza, rassegnato ad ascoltare le notizie catastrofiche di Luca. Intanto realizzò che quella era la settimana in cui Ombretta era affidata alle cure del papà, secondo gli astrusi accordi definiti in sede di separazione. Toccava a Luca il compito di accompagnare la bambina a scuola dove avrebbe trascorso l’intera giornata.

“No! Tocca a me!” pensò Antonio. E gli sembrava di sentire la voce della sua Pina intimargli: ”Alzati, pigrone: occupati della nostra gioia!”

Così rassicurò Luca: ”Arrivo subito!Penso a tutto io!”

Si vestì in fretta, ma con più attenzione del solito per non comparire trasandato al suo appuntamento.

Ombretta lo aspettava seduta sul gradino di casa, lo zaino al fianco. Salutato Luca, in tutt’altre faccende affaccendato, i due si avviarono a piedi per le strade del quartiere. Antonio giudicò lo zaino mostruosamente pesante per le spalle di una bambina e anche per le sue. Un’idea ben precisa lo afferrò e ancora una volta gli sembrò di sentire la Pina, che in questo caso approvava, mormorargli: ”Giusto”.

Guidò Ombretta, che lo teneva fiduciosamente per mano, verso il bar di Gino. Quando le disse:” Ti va una colazione da grandi?” la bambina sembrò risollevarsi da qualche oscuro pensiero. Affidato la zaino con il suo peso di sapere alla benevolenza del barista, si accomodarono compunti a un tavolino e ordinarono varie goloserie, poi si dedicarono ai progetti per la giornata.

Ombretta non chiese mai “E a scuola?”, ma condivise con Antonio i piani dettagliati che prevedevano un’escursione al parco, una visita al gattile, una puntata alla bocciofila, un pranzetto in trattoria e, perché no, un’occhiata al nuovo cantiere di un supermercato. Ad ogni proposta  il sorriso negli occhi della bambina si accendeva sempre di più. Si avviarono mano nella mano verso il loro fantastico viaggio.

Per la prima volta dopo tanto tempo Antonio sentì diffondersi nel suo antico corpo un calore intenso e inatteso.

 


 

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