Il racconto di Patrizia Cancelliere
Incipit tratto da: "Il trillo insistente del telefono lacerò la quiete di un sonno profondo e l’uomo fu costretto a emergere, dolorosamente, dal suo soffice abbandono, per recuperare il senso della realtà. "
Tratto da «E infine una pioggia di diamanti» di Sveva Casati Modigliani
Samantha
di Telephonedi Patrizia Cancelliere
Il
trillo insistente del telefono lacerò la quiete di un sonno profondo e l’uomo
fu costretto a emergere, dolorosamente, dal suo soffice abbandono, per
recuperare il senso della realtà.
Aveva
lavorato, come al solito, tutta la notte e, perciò, dormiva buona parte della
giornata. Recuperava il sonno perduto, perdendo, così, buona parte della sua
vita. Se ne rendeva conto e se ne rammaricava ma aveva bisogno di quel lavoro
ben pagato perché doveva mantenere se stesso, un gatto grasso gran divoratore
di crocchette, passare gli alimenti alla sua ex moglie per il mantenimento
della figlia, sostenere economicamente la madre, anziana e vedova e fare
qualche regalo alla giovane e capricciosa amante.
Tutti
sapevano che di giorno dormiva e quindi, chi lo stava chiamando? La tentazione
di non rispondere era forte. Lanciò uno sguardo assonnato carico di odio al
telefono che aveva lasciato sul comò e decise di girarsi dall’altra parte.
Trovò una posizione ancora più comoda, aggiustò il cuscino e si avvolse meglio
nel piumone. Tra pochissimo quel rumore fastidioso sarebbe finito; di alzarsi e
spegnere il telefono o, peggio ancora, di rispondere, non ne aveva nessuna
voglia. Cercò di riacchiappare il sogno che stava facendo, che gli pareva bello
ma con quel rumore fastidioso in sottofondo non riusciva a concentrarsi. Si
chiese oziosamente quanto tempo durava la suoneria di una chiamata telefonica;
questa sembrava non finire mai. Gli squilli continuavano e prese a contarli
placidamente; notò con sorpresa che questo gli conciliava il sonno. Era
arrivato a dieci quando un pensiero orribile lo travolse e lo svegliò del
tutto: era successo qualcosa di grave, anzi di gravissimo, ecco perché lo
cercavano! Forse sua mamma si era sentita male e lo chiamava con il
Telesalvalavita Beghelli che lui stesso le aveva regalato. Forse era caduta, si
era rotta il femore e non riusciva ad alzarsi. Cominciò a sudare ma cercò di
essere razionale: sua madre viveva con la badante che l’avrebbe soccorsa. O
forse sua figlia aveva bisogno di lui, magari un incidente col motorino … poi
si ricordò che, nonostante le sue preghiere, non aveva mai voluto regalarglielo
e si tranquillizzò un pochino. Cercò di calmare anche i battiti accelerati del
cuore, e buttò i piedi fuori dalle coperte perché gli era venuto un caldo
feroce. Prese un respiro profondo e pensò che andava tutto bene, quello stupido
telefono fra un attimo si sarebbe zittito e lui sarebbe tornato a dormire. E
proprio in quel momento gli comparve davanti agli occhi l’immagine della sua
amante, bellissima e seminuda. Ecco chi era al telefono, di sicuro era lei,
arrabbiatissima perché non le aveva ancora fatto il regalo per il suo
compleanno. Se non
rispondeva, col caratterino che si ritrovava, di sicuro lo avrebbe
lasciato!
Si alzò di scatto, arraffò il cellulare e rispose, proprio sull’ultimo squillo.
“Samantha”, ansimò çon voce roca, “sei tu?” Una voce di donna rispose “Sì,
salve, sono Samantha di Telephone, le abbiamo riservato una offerta imperdibile
per il telefono fisso … “ “Ma, ma, ma …” balbettò per l’agitazione “tu non sei
la mia Samantha … ah, menomale! Allora ciao e buonanotte!” e si ributtò nel
letto a cercare di dormire il sonno del giusto ancora per qualche ora.
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