Il racconto di Patrizia Cancelliere

 Incipit: "La famiglia era riunita nel posto riservato ai visitatori" tratto da Il giorno dell'innocenza di Micheal Connely

La vita di Angela
di Patrizia Cancelliere

 

La famiglia era riunita nel posto riservato ai visitatori. 

Cara Ada, voglio iniziare questa lettera per te condividendo questa immagine che rimarrà per sempre impressa nei miei occhi: la mia famiglia, così estranea, severa e giudicante, che sedeva ingessata e imbarazzata nella sala del convento.

La Madre Superiora, che avrebbe dovuto essere pietosa, teneva, invece, una spietata ramanzina a me che, non accettando di prendere il velo, avevo rinnegato il Signore e gettato il disonore sui miei parenti davanti a tutto il paese.

Come sai, Ada cara, non mi è stato concesso di terminare l’anno scolastico e prendere la licenza media. 

Sono sparita senza una spiegazione, lasciando te, non solo compagna di scuola ma amica e sorella, senza un saluto e un abbraccio.

Quella famiglia che, a sette anni, mi aveva consegnata alle suore senza nessun rimorso, ora, di nuovo mi sradicava per riportarmi in un paesino del sud dove mi aspettavano solo vergogna e maltrattamenti.

Per quasi cinquant’anni ti ho pensata, ricordando quegli anni, seppure nella severità del collegio, come pieni di calore e di affetto e ora che ci siamo ritrovate voglio raccontarti la mia storia, anche se per lettera, in attesa di poterci finalmente riabbracciare di persona. Di quel triste ritorno a casa ricordo soprattutto le botte che mi prendevo per qualsiasi ragione, persino se mi ferivo facendo i lavori pesanti della campagna ai quali non ero abituata. E poi ricordo la solitudine e la sensazione di non fare più parte di una comunità che non mi accettava e mi condannava, i miei fratelli e le mie sorelle che mi deridevano, i genitori che mi ignoravano.

Ho resistito qualche anno in quell’inferno di vita e poi mi sono fidanzata con un ragazzo che stava per partire per la Germania a cercare fortuna. Non lo amavo, naturalmente, ma rappresentava la possibilità di andarmene da quel posto. Di lui mi piacevano solo due cose: i capelli e l’automobile. Qualche giorno prima del matrimonio ha avuto un incidente, ha sfasciato la macchina e lo hanno rasato per suturargli il taglio che si era procurato in testa. Pazienza, ho pensato, basta partire.

Non sapevo ancora, amica cara, quello che mi aspettava.  Mentre tu vivevi gli anni spensierati dell’università, io diventavo madre, a diciott’anni, di una bambina bellissima, Marianna, e prendevo molte più botte di quelle che i miei genitori generosamente mi avevano dispensato. Eppure nemmeno per un momento ho pensato di tornare indietro e ho resistito per dare a mia figlia un futuro diverso dal mio.

Mio marito era dispotico e manesco, ignorante e presuntuoso.

Man mano che Marianna cresceva ho capito che la nostra unica speranza era lasciargli credere che aveva del potere su di noi e che lo temevamo e, intanto, ho cominciato a raggranellare qualche soldino con molte rinunce e qualche lavoretto in nero. E un giorno, Marianna e io siamo fuggite, abbiamo cambiato vita e città.

Non mi ha denunciata e nemmeno cercata perché ciò avrebbe significato ammettere che un vero uomo come lui era stato preso in giro da un’inutile donnetta come me.

Ho lavorato molto e duramente ma Marianna si è laureata, sposata, ha un bellissimo bambino, è felice e lo sono anch’io.

Finalmente la mia vita è serena.

La ciliegina sulla torta sarebbe poterti riabbracciare e riannodare quel filo così crudelmente tagliato tanti anni fa.

A presto, amica cara, ti saluto con tanto affetto,

 tua Angela




 

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