Quarta lezione
Ci piace giocare con i mesi dell'anno.
Lo abbiamo fatto nel progetto Agenda e l'ho riproposto quest'anno.
Di fronte all'assegnazione di un esercizio che parte proprio da un titolo, la creatività è libera di esprimersi e di interpretare.
Vi propongo uno dei testi prodotti.
Un vecchio
di nome NovembreDi Patrizia Cancelliere
Comando di Polizia Municipale di Ventimiglia -
Verbale n. 5.355
Locurcio smette di leggere e guarda il vecchio
seduto davanti a lui. L’aspetto è quello di un barbone, sporco, lacero,
dimesso. Lo sguardo, però, non è in linea con il resto, è diretto, vivo e ci
brilla dentro una scintilla di divertimento. Sì, secondo me lo ha fatto
davvero, pensa Locurcio.
“Allora, signor Mastrolini, conferma … “ comincia
ad interrogarlo.
“Va bene così, Locurcio” dice l’assistente capo entrando senza bussare “a lui ci penso io!”
Novembre alza gli occhi, incontra quelli dell’uomo appena entrato e lo riconosce al volo. È un frustrato che ha un pochino di potere. Peggio ancora, è un frustrato molto incazzato che ha un pochino di potere. “Hai fatto lo sgambetto a uno dei miei uomini, si è rotto una spalla, vecchio bastardo!” Novembre capisce che si mette male davvero; il frustrato sfogherà su di lui la sua insoddisfazione con la scusa di vendicare il suo uomo. Bisogna studiare una strategia per farsi fare meno male possibile. Un tempo, lo avrebbe distrutto con l’ironia, lo avrebbe deriso, avrebbe messo a nudo la sua pochezza e quello, forse, non se ne sarebbe nemmeno accorto. Ma non oggi. Oggi Novembre è stanco ma non cede.
“Era il 127!” dice, sicuro. L’uomo è spiazzato, la sua rabbia ha una battuta d’arresto, guarda il collega perplesso.
“Il numero civico”, precisa Novembre, urbanissimo, “era il 127, non il 137! E io non ho fatto lo sgambetto a nessuno, mi stavo stiracchiando al sole; il destino cinico e baro ha voluto che il valoroso poliziotto transitasse proprio in quel momento e … “
Novembre non riesce a terminare la frase. Il pugno lo investe allo stomaco; l’assistente capo sa dove colpire per non lasciare segni. Rosso in viso, divorato dalla rabbia, lo colpisce di nuovo sibilando “Vecchio stronzo, attento! Se vorrei, ti farei arrestare!”
Un attimo prima di cadere sul pavimento con le braccia strette intorno al corpo, Novembre ha la forza di dire, con un sorriso storto “Volessi, si dice volessi …”
“Cosa sta succedendo qui?” il commissario Merli, sulla porta, guarda l’uomo a terra e il suo sottoposto, ancora ansimante e alterato che balbetta “è scivolato dalla sedia!”.
L’occhiata di Merli è inequivocabile; faranno i conti dopo. A Novembre, con tante scuse, vengono prestate le prime cure e ogni accusa contro di lui decade. Mentre redige un provvedimento disciplinare a carico dell’assistente capo, Merli spiega che no, non è proprio possibile mettere in galera un ex insegnante di filosofia, Medaglia d’Oro al Valore Civile, che ha salvato, a rischio della sua vita, 21 ragazzi rimasti chiusi in un’aula durante un incendio che si è sviluppato nel liceo dove insegnava. Non è, però, riuscito a salvare sua figlia che si era rifugiata nei bagni. Era il 12 novembre 1997; per lui il tempo si è fermato e, da quel giorno, per ricordare in ogni momento la sua più grande sconfitta, è diventato “Novembre”.
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