Quinta lezione

I ricordi, sono essenziali per ognuno di  noi.
Attivano sensazioni, piacevoli o spiacevoli, che rimangono addosso, che colorano o decolorano le giornate, che ci fanno rivivere esperienze dai mille significati. 
lo scorso lunedì abbiamo parlato di album fotografici. Di memorie storiche che un tempo venivano narrate da foto attaccate su album di cartone. 
Nell'augurarvi un buon fine settimana, vi propongo il racconto di Anna Corti. 

ALBUM
di Anna Corti 


Ho messo nel cassetto della mia scrivania un libriccino blu, che desidero tenermi vicino, dopo averlo ritrovato casualmente qualche tempo fa, riordinando vecchi armadi pieni di cianfrusaglie raccolte negli anni.

Aprendolo, ho letto sulla prima pagina “ALBUM DEI RICORDI” e mi sono ritrovata immediatamente  nella classe II C , seconda media, a confabulare con le mie compagne per decidere  se l’album era la soluzione migliore. Volevamo creare qualche cosa che ci potesse ricordare in futuro gli anni delle medie e il legame di amicizia che si era creato fra noi. Decidemmo per l’album, in cui ognuna avrebbe avuto una pagina a disposizione in ciascuno degli album delle altre,  per lasciare i suoi pensieri, disegni, commenti. Alla fine della terza media tutti i nostri album furono completati, ognuna  portò con sé i ricordi di quegli anni e di quelle compagne ed amiche con cui aveva trascorso momenti impegnativi,  a volte difficili per qualcuna di noi, ma sempre conditi  di affetto, di spensieratezza, di risate, di scherzi.

Ben presto l’album fu dimenticato, altri impegni, altre amicizie ed affetti irruppero nella mia vita.  Con qualche compagna il filo dell’amicizia continuò negli anni, con altre si dissolse del tutto, ma sfogliando l’album improvvisamente le vedo intorno a me, giovani, esuberanti, aperte a  quel futuro sconfinato che tutte sognavano con trepidazione.

Sulla prima pagina è disegnato un ciclamino rosso, con la semplice dedica “Con tutto il mio affetto”, firmato Luciana. Non è mai stata brava, né a disegnare, né a scrivere, ma era così generosa ed affettuosa che non si poteva fare a meno di aiutarla. Era la mia migliore amica, tanto che presi un “due” perché le avevo passato un compito e per me era un vero segno di amicizia poiché non avrei mai rovinato la mia media, se non per lei.

Allora si aveva il permesso di uscire con le amiche solo la domenica pomeriggio. Noi due, con qualche altra compagna, andavamo al cinema Dante, che ora non esiste più, in fondo a Via Dante, verso Piazza Matteotti. Alle quattordici eravamo già davanti alla porta e se in cartellone c’era un film con Esther Williams  o qualche altra attrice famosa di quel tempo, vedevamo due spettacoli di seguito, per capire meglio quelle storie sdolcinate che ci facevano sognare.

Luciana è stata mia amica per tutta la vita,  mia madre la trattava come una figlia e ricordo con  nostalgia quei rimbrotti che faceva a entrambe, quando Luciana veniva a trovarci al mare  e noi continuavamo a parlare e a ridere, e non era mai ora di spegnere la luce.

L’amicizia si era poi allargata ai mariti ed ai figli, ma aveva cominciato a sfilacciarsi quando si era trasferita a Firenze. Anni dopo era rientrata ed il filo si era naturalmente e semplicemente riallacciato, fino a pochi anni fa, quando se ne è andata lasciandomi un grande vuoto nel cuore e una grande tristezza, acuita dal fatto che non posso  andare a salutarla quando lo desidero, poiché le sue ceneri sono state tumulate, con quelle del marito, nel giardino della figlia.

Giro un altro foglio e trovo un bel paesaggio con la scritta “Au revoir, mon ami”. E’ Rosella, l’artista del gruppo che sognava di andare in Francia a studiare. L’ho seguita per alcuni anni, poi ha realizzato il suo desiderio e ci siamo perse. Ho sue sporadiche notizie da qualche amica, ma so che non è più rientrata in Italia.

Sulla pagina successiva è disegnata una  bicicletta, un grande mazzo di fiori colorati sulla sella: è Giulia, la sportiva. Sempre pronta a organizzare camminate, gite in bicicletta, corse. L’accontentavamo nelle belle giornate di sole, verso la fine dell’anno scolastico. Allora facevamo gite in bicicletta fino al fiume Bormida, dove ci dissetavamo con l’acqua cristallina che sgorgava dalle polle.

Ed ecco un gattino grigio. E’ certamente Laura, così timida e dolce, che parla sempre di bambini, della sua futura casa. “Sarai solo felice con un nugolo di marmocchi!” la deridevamo come sciocchine!

Infatti ha quattro bellissimi figli.  Ma quanta tristezza quando la incontrai  qualche anno dopo al cimitero, per la visita di Ognissanti, e la vidi al braccio di un uomo più maturo, il cappellino in testa e una sciarpa di visone, come una vecchia signora. Ci salutammo un po’ intimidite, mi presentò con sussiego il marito. Mi felicitai e cercai di guardarla negli occhi. Mi sfuggì. Avevamo solo diciotto anni!

Continuo a sfogliare con gli occhi umidi. Quanti visi  sbarazzini si presentano ai miei occhi, quanti sorrisi!. Alcuni dimenticati nel tempo, altri che incontro talvolta con piacere, visi segnati dagli anni nei quali rivedo le ragazzine di allora.

Vorrei chiedere a loro, e  anche a me stessa, se si sono avverati quei sogni. Ma erano solo sogni di adolescenti, lontani dalla vita reale, che pone a volte scelte inaspettate ,  anche dolorose, che stravolgono i percorsi già disegnati nella fantasia.

L’importante è vivere il presente senza troppi rimpianti, poiché dice bene lo scrittore, di cui non ricordo il nome “La vita è un’insegnante terribile, prima ti fa l’esame poi ti spiega la lezione.”

 

                                         


                                                        


 

 


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