Creatività
Ecco un altro racconto scritto dalle partecipanti al Laboratorio di Scrittura creativa dell'Unitre di Alessandria.
POLVERENTOLAdi Gianna Fossati
“Come mi piacerebbe che Casanova si accorgesse di me!” aveva pensato la contessina Miranda Fossoni Dalcin, non appena saputo del ritorno a Venezia dell’avventuriero. La notizia si era rapidamente diffusa per calli, campielli, salotti. Accertato che avrebbe partecipato al ballo di Palazzo Contarini, la contessina si era procurata un invito, benché non accompagnata e non esattamente attraente. Quel giorno, durante i febbrili preparativi, un urlo, che per estensione vocale sembrò superare la potenza del più famoso corista castrato di Venezia, risuonò per le ampie stanze e, contemporaneamente, un cofanetto di polvere di Cipro mancò per un pelo la testa della cameriera addetta alle parrucche. Rea confessa di aver affibbiato alla contessina l’inqualificabile nomignolo di Polverentola.
Ciò nonostante, la sera, la dama, indossato un abito costato una cifra folle insieme ai suoi gioielli più preziosi e più vistosi, incoronata da una parrucca monumentale bianca oltre ogni dire, fece il suo ingresso a Palazzo Contarini. Non le fu agevole spostarsi per le sale e assecondare le movenze del ballo, mentre cercava di intravedere l’uomo per cui solo palpitava il suo cuore: era fermamente decisa ad attirare su di sé quello sguardo magnetico. Ma lui continuava a danzare con la stessa dama.
Quando si accorse che i due si dirigevano verso lo scalone che immetteva sul giardino pensile, con mosse decise benché poco aggraziate, si precipitò nella stessa direzione. Fu un attimo e il suo piede, forzatamente calzato in un’elegante scarpetta, mancò il primo appoggio. Ruzzolò vergognosamente.
Casanova si girò e si piegò sul groviglio di membra e vesti. La guardò allarmato e lei ricambiò il suo sguardo. Un valletto, accorso per primo, cercò di sollevarle il capo, ma si accorse immediatamente della chiazza rossa che si allargava sul marmo, e “Ostrega! -balbettò-è sangue!”
La contessina Miranda Fossone Dalcin, detta Polverentola, si volse ancora a Casanova ed alitò: ”Non è niente di grave. Non sono lacrime!”
Commenti
Posta un commento