Ultimo racconto di luglio.
Fissare
intensamentedi Patrizia
Cancelliere
Non abbandonava con gli occhi quella finestra dai vetri sporchi, dalla tenda di velluto cremisi che risaliva al tempo di Luigi Filippo. E anche quel giorno, come ogni altro, la sua pazienza fu premiata.
Nel suo cuore sapeva che, prima o poi, lei si sarebbe affacciata e allora lui sarebbe stato felice. E quindi non gli era pesante aspettare, lo faceva sempre, più o meno alla stessa ora. Arrivava quasi con indifferenza, guardandosi intorno e fingendo di osservare quel panorama che, in verità, conosceva a memoria.
Se era estate o c’era il sole forte, si fermava un pochino sotto la grande quercia, a rinfrescarsi all’ombra della sua chioma spessa e, a volte, faceva una sosta lì anche se pioveva o nevicava, sebbene l’acqua che gli scorreva addosso non lo infastidisse più di tanto. I fiocchi di neve che gli svolazzavano davanti agli occhi lo rallegravano e, quando era di buon umore, in un gioco infantile, cercava di afferrarli con la bocca aperta, per sentirli sciogliere sulla lingua. Dopo essersi un pochino riposato, ripartiva e arrivava dall’altro lato della strada, di fronte alla vecchia casa.
Si prendeva un po’ di tempo per osservare la facciata decrepita, per capire se, magari, ci fosse la possibilità che lei comparisse da qualche altra finestra, o che potesse uscire sul balconcino del primo piano; non voleva correre il rischio di non vederla. Poi, però, si rassicurava: lei apriva sempre la finestra del pianterreno, non c’era ragione per cui dovesse cambiasse le sue abitudini. E allora, tranquillizzato, si decideva ad attraversare la strada, controllando molto attentamente che non arrivassero automobili ma nemmeno biciclette, moto o motorini e quei fastidiosi monopattini che sfrecciavano di qua e di là e potevano essere molto pericolosi. Si posizionava sempre nello stesso punto, spalle al lampione, in modo da essere ben visibile, per il timore che lei non lo individuasse subito!
Anche quella sera, dopo tanto attendere, dopo tanto fissare la finestra dai vetri sporchi, la sua pazienza fu premiata. Si accese una luce fioca e una testolina riccioluta fece capolino dalle tende per controllare se lui c’era. Ci sono, ci sono! Apri, presto! Apri! Pensò lui, che non riusciva più a trattenersi.
La finestra si aprì piano piano e comparve una
gentile vecchina dal volto dolce, con una grande ciotola in mano dalla quale
uscivano profumi deliziosi. “Ciao, amico mio!” Disse la
nonnetta “oggi per te c’è una pappa speciale perché sei proprio un
bravo cane!” Sporse la ciotola sul marciapiede e rimase a guardarlo mangiare,
sorridendo tutta contenta.
Mentre
divorava la sua cena, lui pensava che il detto che circola nel mondo canino che
dice “una porta a lungo fissata finirà, prima o poi, con l’aprirsi”
fortunatamente vale anche per le finestre.

Da l'idea di una storia di amore, e ben si sposa con la dedizione che sono un amico fedele può dare. Complimenti tiene incollata alla pagina fino alla fine. Grazie
RispondiEliminaChe tenerezza!!!bravissima Patrizia mi sono commossa!
RispondiEliminaUna storia piena di tenerezza 👏
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