Che sia un buon week-end ...

Ama, sogna, viaggia, attendi, gioca, respingi, scegli, metti te stess* al prima posto, fai tutto quello che ti fa star bene, leggi.

Il sottile confine
di Patrizia Cancelliere
 
L'ho già visto quel viso, pensai guardando l'uomo sdraiato sul lettino accanto al mio e mi ci vollero ore per ricordare dove.
Tutta colpa del fritto misto mangiato, anzi divorato, a pranzo, che mi pesava sullo stomaco come una lavatrice. Sapevo che, tornare in spiaggia a fare la pennichella al sole, non era una buona idea ma i pochi giorni di vacanza andavano sfruttati al massimo e, per l’abbronzatura, valeva la pena di correre qualche rischio.
Addormentarmi di botto fu cosa di un attimo.
La bocca semiaperta, un filino di saliva che colava sull’asciugamano, e sognai che un grosso gambero mi inseguiva per mangiarmi; la vendetta del fritto misto, di sicuro.
Un pallone, lanciato in modo maldestro, colpì il lettino proprio mentre il gambero mi aveva acchiappata. Mi svegliai di soprassalto, spaventata, e, con gli occhi sbarrati, mi guardai intorno; lo sguardo cadde su una grossa pancia pelosa, da bevitore di birra, per poi risalire fino a una pappagorgia notevole, coperta dalla barba lunga, e finire contro due occhietti acquosi, vagamente azzurri, che mi osservavano allarmati.
Mamma mia, che brutto, questo pensai, chissà chi è! E ricaddi nel dormiveglia. Il gambero feroce se n’era andato e il mio sonno era pesante, agitato e pieno di risvegli che duravano giusto il tempo di lanciare, ogni tanto, un’occhiata al mio vicino e di pensare questo bruttone lo conosco ma dove l’ho visto? Dove? Dove?
Prese forma un altro incubo, incredibilmente reale, nel quale l’ormone mi agguantava per le spalle e mi scrollava gridando “Soglioletta, Soglioletta, stai bene? Svegliati!”
Soglioletta?
A un unico essere, in tutto il mondo, era permesso chiamarmi così, per via del mio apparato mammario minimale ma, comunque, da lui molto apprezzato: mio marito!
Mi tirai su a sedere, questa volta ben sveglia, e indugiai con lo sguardo su quella panciotta morbida e pelosetta, sulla quale mi piaceva addormentarmi guardando la tv, sulla bella barba brizzolata, che gli dava un’aria interessante e, soprattutto, sugli affascinanti occhi azzurri che mi avevano fatta innamorare e che ora mi osservavano preoccupati.  
Tutto sommato, non era poi così brutto… o no?
“Sto bene!” Biascicai mentre mi chiedevo, inquieta, quale fosse il sottile confine tra il sogno e la realtà.



 


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