Ecco il terzo racconto con l'incipit tratto da un libro di Cronin. Ogni sera alle sei un senso di attesa riempiva la casa, animando il lungo pomeriggio vacuo e irreale. di Emilia Bove Quei pomeriggi silenziosi erano disturbati solo dalla quotidianità semplice di mille gesti e rumori che scivolavano invisibili nei corridoi e nelle piccole stanze: un rubinetto che si apriva, un’imposta che si socchiudeva, un cane che abbaiava in lontananza… Io e mia madre ognuna nel suo mondo, in quei pomeriggi di estate, inseguivamo le nostre abitudini e quando ci incrociavamo nei corridoi, ci scambiavamo uno sguardo, poche parole, nel timore di infrangere quella quiete e rompere l’incantesimo dell’attesa. Io facevo i compiti, giocavo con le bambole o leggevo, solo a volte tendevo l’orecchio per sentire i passi silenziosi di mia madre che si aggiravano per casa, aveva sempre qualcosa da fare, lo sguardo sereno ma mai un sorriso, una risata spontanea. Non mi ero m...
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